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Il Popolo, nel giorno della vittoria ne svelse le spighe mature, e le gittò nel Tevere; i manipoli resistendo al corso delle acque sceme mescolaronsi con la terra, e ne composero l'isola sacra dedicata ad Esculapio, dio della Salute . Ma quante volte il Popolo seppe rammentare, che i doni del tiranno si convertono in arsenico dentro le sue viscere?

Breve romanzo e intenso, condotto fuor di loro da una mano invisibile: un giorno si erano incontrati fuori Roma, in quella umida, lugubre via Angelica, lungo il fiume tragico che ogni giorno ha il suo morto. Chi aveva strappato la dama ai suoi convegni aristocratici per mandarla a contemplare i vortici traditori del Tevere? Chi aveva preso l'uomo alla sua ambizione, alla sua politica, ai suoi affari? Esiste dunque una fatalit

Ma parlami pacata... ascoltami... Inutile; tanto era possibile impedire con le mani che il Tevere straripasse quando è pieno, che reprimere cotesta fiumana di passione...

Il secolo XVI vide anche le piene del 1547, 1557, 1572, 1589, 1598; ognuna diede occasione a pubblicazioni dei contemporanei. Andrea Bacci, famoso medico e scienziato, scrisse nel 1558 il suo libro sul Tevere, nel quale tratta della natura della corrente e delle inondazioni. Nel 1576 seguì la Tiberiade, trattato del giurista Bartolo da Sassoferrato. La piena del 24 dicembre 1598 diede occasione ad una quantit

Ogni grandioso progetto fu abbandonato. Il Brioschi scrive: «L'antica Roma, che tanto dovè soffrire delle inondazioni del Tevere, non ci ha lasciato nulla di durevolmente utile contro le inondazioni stesse; essa non ci ha lasciato alcun esempio da seguire, non ci ha additato alcuna strada che potesse condurre alla soluzione del problema».

Chiudo la mia notizia sui poeti di Roma, i cui nobili tentativi ed i buoni successi ho seguìto con amore per più anni, come ospite, mandando loro il saluto e l'augurio fraterno dell'amico, attraverso le Alpi, sulle rive del Tevere... Noi siamo tutti davvero, come dice la canzone popolare romana, tanti rami d'un tronco solo, tante fiamme d'un solo incendio!

CANTO DUODECIMO Pag. 281 Lucifero giunge in Roma. La breccia di Porta Pia. La festa del Colossèo; durante la quale ascolta l'Eroe alcune voci misteriose. Voce di Ebrei. Voce di Numi. Voce di Sacerdoti. Voce di Santi. Voce di Diavoli. Voce del Tevere. Voce della Savoia. Voce della Corsica. Voce dell'Istria. Voce di popoli slavi. Voce della Germania. Spavento dei beati alla nuova che Lucifero è in Roma. Santa Caterina da Siena, rimproverandoli acerbamente, si offre di scendere in terra e di piegare con la sua eloquenza il nemico. Iddio, benchè dubbioso del buon successo, glielo accorda; e, mentre ella si dispone a partire, Santa Teresa d

Nella birreria del Tevere con servizio di chellerine c'è un cameriere che si chiamerebbe Menico se gli avventori non preferissero chiamarlo con un nome di nuovo conio: il chellerino.

Finchè il Tevere attraversa Roma e la sua classica campagna, esso è un fiume sacro della civilt

Se l'onda del Reno nascondeva il palazzo dei Nibelungi, come dice la leggenda, non dovrebbe il Tevere albergare qualche antica e più nobile stirpe? Che cosa non rivelerebbe il suo fondo allo sguardo dell'universo, quanto oro, quanto marmo, quanto bronzo, quante iscrizioni?