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Aggiornato: 2 giugno 2025


Eravi poi una creatura che sempre, a dispetto de' suoi terrori, le richiamava il Lautrec; una creatura per cui provava un effetto particolarissimo: il fanciullo Armando, la cui immagine infantile ella avea fatto ritrarre da uno scolaro di Raffaello, e che ogni tanto contemplava con una passione ineffabile, la quale tanto più facevasi forte, quanto più doveva star nascosta, che sarebbe caduta morta di vergogna, se al Palavicino fosse trapelato mai nulla di quanto era accaduto.

Ma mi faceva l'impressione di uscire da una casa tepida, agiata, elegante, per correre lungo campi e boschi nel furore d'un uragano, ad inebriarmi delle tremende bellezze della natura in burrasca. Era la tempesta con le sue grandi emozioni, le sue fiere bellezze, ma con tutti i suoi danni ed i terrori e le repulsioni che inspira.

Dico che il paese è oggi desto e fuor di tutela; e che, se ciascuno di noi ha non solamente diritto, ma debito di proporgli scrivendo e parlando l'adozione del principio ch'ei crede vero, nessuno ha diritto d'imporgli o di sedurlo con mezzi artificiosi di promesse o terrori ad adottare senza esame deliberato una forma di governo, un sistema, un'idea preconcetta. Quando tutta Italia era schiava, e la libera parola era vietata e il pensiero, che Dio ha messo nelle viscere di questa terra e che un giorno la far

Queste parole avevano rimescolato le viscere del vecchio peccatore spaventato. Il suo animo fu sopraffatto da superstiziosi terrori. Inoltre una voce gli sussurrava in cuore: che ti servono a te oramai le ricchezze? tu sei impotente a goderne: poco ti resta da vivere e tu dovresti sagrificar la tua salute eterna per il bene degli eredi? Posta così la quistione l'egoismo l'aveva sciolta subito.

E quando sarebbe ritornato? Nuovi pensieri, nuove congetture, nuovi dubbi e terrori; nuova angosciosa aspettativa. Altri eterni giorni passarono ancora. Mi ero ristabilita in salute, ma vagavo per la casa come un'anima in pena, o piuttosto come un corpo che ha perduta la sua anima.

Stesa sopra una dormeuse, la lettera di sua madre sul seno, la noccolina di capelli sulle labbra, Vitaliana aveva gli occhi a tutto... e non nulla scorgeva! Ella si sentiva penetrata di un sentimento vago, composto di tutti i dolori e di tutti i terrori cui aveva traversato da dodici ore in qua, e di quella calma catalettica che infonde la disperazione. Il principe entrò. Ella si sollevò.

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