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Aggiornato: 5 giugno 2025


Il prete aveva parlato in nome d'una madre che vuol rivedere un figliuolo prima di morire: la sua lettera seria e sincera bastò, se non altro, a guastare un disegno che da lungo aveva concepito quel rappresentante d'un occulto potere. Oh quante cose ho a dirti, Celso! E la mamma, l'hai tu veduta?.... Aspettava qui don Teodoro che mi conducesse a lei.

Ma don Teodoro, appena seppe in parte, e in parte indovinò come stessero le cose, era riuscito a metter soggezione al Padre Apollinare, che non trovò prudente d'opporsi, per il momento.

Entrarono timidamente; don Teodoro, che se ne stava leggendo, li riconobbe subito, e volle che sedessero: poi, date loro più consolanti nuove dell'inferma ch'era stato a rivedere la stessa mattina, li animò a metterlo a parte di quel poco che credessero potergli raccontare delle loro disgrazie.

Il giovedì 26 facciamo i saluti al compagno Bianchi che da qui torna al campo reale per passarvi col Naretti il cherif, e rappresentarvi in certo modo il Comitato milanese di esplorazione, nella speranza di potervi seriamente trattare col re qualche affare ed ottenere in seguito di visitare e studiare commercialmente il Goggiam o lo Scioa, e noi proseguiamo a nord-est attraverso montagne verdeggianti, e seguendo una strada tracciata da Teodoro, quando voleva fare del suo paese una nazione civile e del Gondar la gran capitale. Si direbbe che avuta da natura una mente elevata, un carattere ardito ed un cuore che non conosceva ostacoli a soddisfare la propria ambizione, tutta la parte che era a lui destinata di bont

Don Teodoro conosceva quella superba dimora, e quel vecchio erede d'un gran nome. S'era trovato alla presenza di lui, in una circostanza che il lettore non avr

Bisogna dire che l'abate Teodoro non avesse perduta ogni speranza di sdebitarsi del sacro dovere assunto; giacchè, dopo ch'ebbe ripassate le carte, le quali non credemmo inutile di por sott'occhio al lettore, pigliò, con non so quale convulsiva agitazione, un fascetto di lettere ch'era entro lo stesso cassettino dello scrittojo donde levò prima il piego.

Fratelli di tutte le terre del mondo, non fate morire il sogno: consolate il mio popolo, consolate la madre ed i figli, consolate la vedova; dite che noi insieme riprenderemo la via che conduce all’Oriente i pezzenti d’Israele; che Teodoro Herzl deve dormire accanto ai Profeti ed agli eroi delle nostre battaglie.

Nel momento che l'abate Teodoro, giunto all'angolo d'un antico murello, prima di svoltar nella via di San Barnaba, che riesce dalle mura al ponte dell'Ospitale, levava gli occhi, raccogliendo alla persona la cappa, s'accorse d'un uomo che veniva innanzi a onde, tentennando a ogni passo, e facendo prova, ma invano, di tenersi alla muraglia.

Alzò la testa, abbracciò collo sguardo il prospetto della Piazzetta, il Palazzo ducale, le due colonne del leone e di San Teodoro, la laguna, le barche, l’isoletta di San Giorgio, tutto immerso in un lago di luce abbagliante.

In seno a questa lettera c'era copia della ricevuta delle seimila lire che l'abate Teodoro aveva trasmessa a quel signore; comechè fosse persuaso che nulla di più sarebbegli fatto d'ottenere a pro dell'orfano d'una madre più disgraziata che colpevole, della quale, come ministro del Signore che perdona, volentieri aveva accettato la misera eredit

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