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Aggiornato: 5 giugno 2025
Ma, nel momento che don Teodoro, svoltata l'ala del portico, stava per entrare nella crociera dell'Annunziata in compagnia del Ghezzo, occupato, giusta il suo costume, a brontolar fra sè, vide all'altro capo del portico, in mezzo al bujo, comparir due lumi e alcune persone; e ben comprese che da quel lato un'altra infelice creatura moriva, e che un altro ministro del Signore le recava nel punto stesso il pane dell'ultimo viaggio.
Doni del re. Partenza dal campo reale. Compagni di viaggio. Villaggio poco ospitaliero. Accoglienza poco cordiale di ras Area. Gondar. Traccia di strada. Re Teodoro. Le piogge. Il Semien. Emozioni. Passaggio del Taccazé. Arrivo in Adua.
A proposito di fumo, Teodoro! proseguì il Pietrasanta, chiamando il servitore, che fu sollecito a comparir sulla soglia. Apri quella finestra, ma lascia chiusa la persiana, «perchè la brezza mattutina un varco trovi, e il raggio del dì non ci percuota. Vanne!» Ed eccovi ora, in disadorna prosa, a che stavo pensando, mio caro Salvani, innanzi che veniste voi.
Ma torniamo a' nostri buoni amici. Don Teodoro, quell'uom raro che aveva gi
Addolorato da quella funesta scena, ma sollevato in una dal terrore che provò per la disgraziata creaturina, l'abate Teodoro, come la vide in sicuro, fatto più malinconico di prima, studiò il passo e rientrò nell'Ospitale, per quell'andito che fa capo al ponte.
Andrò giù a Milano, oggi, di qui a poco; parlerò con don Teodoro, mi metterò inginocchione a scongiurarlo che mi dica il nome di mio padre, che mi faccia almeno conoscere quello di mia madre, perchè io non sia più come un figliuolo di nessuno... Forse, a questo mondo, un po' di giustizia e di compassione c'è ancora; e il povero abbandonato ritrover
Intanto che l'altro servitore lo precedette, don Teodoro, camminando innanzi e indietro per la vasta anticamera e per l'attigua galleria, pensava a tutto il male che aveva fatto un capriccio di quel grande a cui stava per parlare; e qualche sguardo inquieto, che a ogni poco gittava sulla porta dell'interno appartamento, palesava la sua incertezza e il tedio dell'aspettare.
Don Teodoro! ripetè egli, vedendo che l'abate, contro il solito, era distratto: Faccia presto, le dico, se vuole arrivare in tempo. Andate innanzi: secco rispose: io vengo subito. Aspetto per farle lume, don Teodoro.... Or bene, eccomi.
Pendeva dalla bocca del prete, e negli occhi lucidi e immobili gli si vedeva tutta l'anima: allorchè don Teodoro tacque, egli si mise in ginocchio, e levando al cielo la faccia, si raccolse in sè stesso, come in atto di fare un voto, che Dio solo doveva sapere; poi disse forte: Sia benedetto il Signore perchè la mia povera madre mi ha amato!
Morto Teodoro, l'Abissinia restava così divisa e dominata: il Tigré, di cui era principe Giovanni Kassa, che strinse amicizia cogli Inglesi, lasciando loro libero passaggio sui suoi dominii, e fornendo guide, interpreti, vettovaglie, quanto infine poteva necessitare, dietro promesse di regali e protezione per l'avvenire; l'Amara di cui era principe Gobusié: il Goggiam con a capo ras Desta: lo Scioa capitanato dal padre dell'attuale Menelik, era stato non soggiogato, ma domato fino a pagare un tributo a Teodoro, e, morto questo, lo pagava al re del Goggiam.
Parola Del Giorno
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