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Aggiornato: 5 giugno 2025


Quel , l'abate Teodoro, più mesto e preoccupato del solito, s'incamminava a casa con passo lento e ineguale, pensando al tristo caso d'una povera madre ch'egli aveva poche ore prima assistita nell'agonia. Essa era morta di lenta e penosa consunzione, lasciando quaggiù dieci figliuoli: tre maschietti, il maggiore de' quali su' quattordici anni, e sette fanciulle, tapine creature, pressochè tutte rachitiche o scrofolose, a cui poco o nulla valeva d'avere il padre, lavoratore di seggiole di paglia, gi

Poi, trovata nella scarpina una mezza mandorla tosta, ch’era l’unica entrata nel segno a comprovare la destrezza di Madlen, per farsi da lei perdonare quel sonno poco diplomatico, il rappresentante in Ispagna del signor Teodoro Roosewelt ebbe con molto garbo la galanteria di mangiarla. Ora è venuta l’alba. L’Urumea tace.

E v'era peggio. Mentre da noi si diceva: soccorrete ai volontarî; animateli: cacciateli all'Alpi, la perdita dei volontarî, repubblicani i più, era giurata: giurata fin dagli ultimi giorni di marzo quando Teodoro Lecchi fu assunto al comando del futuro esercito. Erano lasciati senz'armi, senza vestiario, senza danaro; fortemente accusati ogni qual volta la necessit

Quel stesso, verso il tramonto, volle andare al campo santo, ove don Teodoro gli disse che l'avevano portata, quasi vent'anni prima. Ma non trovò la croce, non trovò la fossa; gli fu dato di poter piangere sulla terra che coperse le reliquie della sventurata da cui ebbe la vita e il dolore.

E traendo un foglio, glielo pose sott'occhio. Era la lettera, scritta per ordine dell'Illustrissimo dal suo procuratore; quella stessa, con cui era stato fatto all'abate Teodoro assegnamento di sei mila lire, a beneficio d'una persona a lui nota.

Ma, giunto a pochi passi dal palazzo, vide venire a quella parte don Teodoro. Il coadiutore, scorgendo il giovine così mutato, così travolto in viso, lo trattenne, con piglio severo domandando che avesse.

Sedeva a capo al lungo desco Gian Giacomo medesimo, che era adornato d'un mantelletto corto di broccato d'oro alla foggia spagnuola, di grand'uso allora in Lombardia; alla sua destra stava Teodoro Schlegel di Dares, Abate di Fristemburgo, gi

A questo frammento, va, forse, unito, come dicemmo, l’altro frammento che costituisce la lettera 63ª, nell’epistolario di Giuliano. In essa, l’imperatore, dopo aver fatta ad un certo Teodoro professione d’amicizia e commentata la circostanza di aver avuto il medesimo maestro, probabilmente Massimo, gli dice di volergli affidare un ufficio di molta importanza, nel quale l’opera sua potr

In quel punto, don Teodoro intese alcuni colpi leggieri e ripetuti all'uscio della scaletta; presumendo gi

Signore! ripigliò don Teodoro addolorato: non rinneghi la voce del cuore, non mi rimandi così. Ella deve sapere dove si trovi quella povera figliuola; deve sapere che un uomo perduto, malvagio, la sottrasse con un'insidia alla casa ov'era stata ricoverata; deve sapere che si mette innanzi il suo nome.... Il mio nome? Per il cielo! io non ci entro per nulla in questi fatti.

Parola Del Giorno

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