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Aggiornato: 26 maggio 2025


Ond'ei crollo` la fronte e disse: <<Come! volenci star di qua?>>; indi sorrise come al fanciul si fa ch'e` vinto al pome. Poi dentro al foco innanzi mi si mise, pregando Stazio che venisse retro, che pria per lunga strada ci divise. Si` com'fui dentro, in un bogliente vetro gittato mi sarei per rinfrescarmi, tant'era ivi lo 'ncendio sanza metro.

Io non so ben ridir com'i' v'intrai, tant'era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai. Ma poi ch'i' fui al pie` d'un colle giunto, la` dove terminava quella valle che m'avea di paura il cor compunto, guardai in alto, e vidi le sue spalle vestite gia` de' raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle.

Ond'ei crollo` la fronte e disse: <<Come! volenci star di qua?>>; indi sorrise come al fanciul si fa ch'e` vinto al pome. Poi dentro al foco innanzi mi si mise, pregando Stazio che venisse retro, che pria per lunga strada ci divise. Si` com'fui dentro, in un bogliente vetro gittato mi sarei per rinfrescarmi, tant'era ivi lo 'ncendio sanza metro.

Io non so ben ridir com'io v'entrai, Tant'era pien di sonno in su quel punto Che la verace via abbandonai. ¶ Naturalmente a ciascuno è gnoto della detta selva l'entrata per lo principio puerile, nel quale si dorme l'affetto di ciascuna inpressione. Ma quando fu' a pie' d'un colle giunto, L

perche' suo figlio, mal del corpo intero, e de la mente peggio, e che mal nacque, ha posto in loco di suo pastor vero>>. Io non so se piu` disse o s'ei si tacque, tant'era gia` di la` da noi trascorso; ma questo intesi, e ritener mi piacque. E quei che m'era ad ogne uopo soccorso disse: <<Volgiti qua: vedine due venir dando a l'accidia di morso>>.

47 Tant'era l'amor grande che Zerbino, e non minor del suo quel che Issabella portava al virtuoso paladino; tanto il desir d'intender la novella ch'egli avesse trovato il Saracino che del destrier lo trasse con la sella; che non far

perche' suo figlio, mal del corpo intero, e de la mente peggio, e che mal nacque, ha posto in loco di suo pastor vero>>. Io non so se piu` disse o s'ei si tacque, tant'era gia` di la` da noi trascorso; ma questo intesi, e ritener mi piacque. E quei che m'era ad ogne uopo soccorso disse: <<Volgiti qua: vedine due venir dando a l'accidia di morso>>.

"Taci, maledetta strega!" gridò Falco torbido e minaccioso in volto, stringendo a pugno la destra, ed alzandola verso di lei; e ben avveniva che l'avrebbe malamente percossa, tant'era l'ira che l'assalse e l'acciecò a quel malaugurato presagio, se frate Andrea, messosi tra loro, adoperando pacifiche ed autorevoli parole, non avesse sedato quel bollore di rabbia, inopportuno e sconvenevole in tal luogo e in tal momento in cui tutti i pensieri da null'altro essere dovevano compresi che da tristezza e piet

Che se anche le amiche e i galanti si vendicavano col tener sul suo conto ogni specie di discorsi e coll'esagerare l'importanza della tresca, ella si stringeva nelle spalle, tant'era sicura che al finir dell'autunno i galanti sarebbero tornati ai suoi piedi, docili come cagnolini. Delle amiche poi non si dava pensiero; chiuder loro la bocca era impresa impossibile.

Il martedì si desinava in casa Bollati, e guai se non fosse stato così, perchè quel giorno non si accendeva il fuoco in cucina per non aver l'odor di bruciaticcio nel salotto attiguo, e anche perchè la padrona di casa non aveva agio da attendere alle faccende domestiche. Di tratto in tratto accadeva però che i Bollati avessero appunto il martedì qualche commensale di riguardo e allora essi mandavano a dire ai cugini: Venite domani. In questi casi, il conte Luca doveva limitarsi a mangiar pane e salame, e i bimbi sfamati alla meglio si mettevano a letto più presto del solito in ossequio al proverbio: Qui dort dîne. In quanto alla contessa Zanze, ella non prendeva che una limonata senza zucchero, tant'era la bile che le suscitava il procedere de' suoi boriosi parenti, i quali mostravano di tener in così poco conto lei e suo marito. Ah se non ci fossero stati di mezzo i figliuoli! Ma i figliuoli c'erano e non conveniva sacrificarli a un malinteso amor proprio. Perciò la contessa Zanze reprimeva presto i suoi moti di collera e procurava d'inculcare a Gasparo e a Fortunata la maggior riverenza verso i Bollati. Senonchè, l'indole de' suoi ragazzi era così dissimile che i germi gettati nel cuore dell'uno e dell'altra non potevano dare ugual frutto. Fratello e sorella avevano comune un gran fondo di rettitudine, ma nella sorella questa rettitudine s'univa a un'indole docile e mansueta; nel fratello invece essa si accompagnava a uno spirito altero, insofferente di freno. A ogni suggerimento, a ogni ordine, il primo impulso di Gasparo era quello di ribellarsi, il primo impulso di Fortunata era quello di ubbidire, cosicchè un psicologo chiamato a far pronostici sui due piccoli Rialdi avrebbe detto che Gasparo era un ragazzo indisciplinato e molesto, il quale sarebbe divenuto un uomo efficacemente e operosamente buono; Fortunata era una bimba angelica, serbata probabilmente a esser vittima d'ogni prepotenza e d'ogni ingiustizia, e la cui bont

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