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Aggiornato: 20 maggio 2025
Intanto il signor Asdrubale ha sbottonato il farsettone, ha cavato di tasca il taccuino, e si è riabbottonato da cima a fondo. Il giovane leva anch'esso il taccuino ed estrae un biglietto di cinquanta lire che porge all'avversario. Ricomincia la partita. Questa volta è il signor Asdrubale che mesce, ma è ancora Donato che perde.
Egli strappò un foglietto da un taccuino e scrisse col lapis poche righe a un amico sulla cui devozione poteva fare assegnamento. «Sai che devo partire domattina sotto pena di essere preso e fucilato dagli Austriaci. Mia sorella» a questo punto egli ebbe un'esitazione, ma la vinse e proseguì: «e mio cognato son morti or ora di colèra in due stanze a tetto del palazzo Bollati.
Don Peppino s'era levato di tasca una specie di grosso taccuino, sur un foglio del quale tracciava linee e linee con un mozzicone di lapis: egli si dava una grand'aria d'importanza dinanzi allo strano cicerone che badava a dir sottovoce, via via che ci arrivavano: questa è l'entrata di S. Saverio, la principale del paese.... questa è l'entrata di S. Brigida.... E intanto salivano e scendevano secondo gli accidenti del terreno, e passavano davanti a una sfilata di casipole a uscio e tetto o a un piano, con finestrini che parevano tanti piccoli buchi quadrati: fra quelle casipole s'aprivano vicoli e vicoletti sucidi che mandavano zaffate di puzzo appestante.
Signor fratello, scriveteglielo voi su d'un pezzetto di carta. Sorridendo di quella parentela che egli stesso le aveva imposta, Laurenti cavò il taccuino, e spiccandone un foglietto, vi scrisse il nome della signora col ricapito della palazzina gialla. Ciò fatto, la signora Argellani si alzò per accomiatarsi da quella buona famiglia.
Distinzioni troppo sottili! Le paiono degne di noi? Mi senta, signorina, voglio convincerla, voglio persuaderla. Son sicuro di riuscirvi, solo che si degni d'ascoltarmi. Vuole che scendiamo da questa parte, verso il fiume? È tutta strada per ritornare a casa, ed altre volte l'ha fatta nella medesima compagnia che oggi Le spiace tanto. Si passa dalla prateria e dal viale dei pioppi. Io La precedo a volo, fino al Giardinetto, prendo un libro, un taccuino, e glielo porto da leggere. Da un pezzo ci scrivo tutto quel che mi accade, giorno per giorno, tutto quello che dico. È il mio memoriale; sono effigiato l
Il cuore di Adriano battè con violenza. Ascoltò di nuovo gli strepiti della casa. Nulla di allarmante! Scartò allora la tavoletta che copriva il quadrante, e vide le lettere azzurre sullo smalto bianco sorridere alla sua bramosia. Toccò le lettere, componendo il nome di Bianca. Lo stipetto si aprì, e mostrò il taccuino di velluto violetto. La mano di Adriano trema. Lo prende. Ascolta ancora.
A Livorno il parlare di numeri e di cabale è tema favorito; sono sì buoni i Livornesi che credono ai sogni: perciò la finta maga si attirò la simpatia dei circostanti; e più di un giovane elegante, tirato fuori il taccuino, vi segnò col lapis i tre numeri bizzarramente dati, con animo di giuocarli davvero e ristorare le abbattute fortune.
Io segnai, con la mano che mi tremava, sul taccuino il nome che avevo raccolto dalla bocca di lui; ringraziai, e mi rincamminai verso la villa. Lassù la sfacciata luce del mezzodì aveva inondato il mio studio.
E Aldo prese di tasca uh taccuino, ne strappò un foglio, e con una matita fece vedere il sistema a Nancy e a Valeria. Vedete? «N» vuole dir nero e «R» rosso. Poi fece tanti piccoli punti irregolarmente sotto ogni iniziale. Vedete? su tutti questi punti io vinco. Davvero? dissero Nancy e Valeria chinandosi sul foglietto con le teste vicine. Sì, sì; vinco su tutte le intermittenze.
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