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Gli passano strane idee nella mente sbalordita, ha una visione; fissando l'occhio nel corpicciatolo meschino di quel fanticello, ci vede come una somiglianza di famiglia col suo avversario fortunato; se prova a levare il casco metallico all'uno, od a mettere un casco metallico all'altro, i due si confondono in un solo; hanno entrambi una faccetta asciutta e petulantella, ammiccano entrambi dell'occhio, ed il farsettone abbottonato dell'uno par tagliato dalla stessa mano che ha fatto il giustacuore nero dell'altro.

Così dicendo abbottona il farsettone nero da cima a fondo, si pone innanzi allo specchio per tirare in positura perfettamente orizzontale il nodo della cravatta che pel tramenio della persona va ogni tanto a sghimbescio, infila un paio di guanti neri e larghissimi, in due tempi, brandisce il bastoncello di giunco e si avvia a passo di corsa.

Intanto il signor Asdrubale ha sbottonato il farsettone, ha cavato di tasca il taccuino, e si è riabbottonato da cima a fondo. Il giovane leva anch'esso il taccuino ed estrae un biglietto di cinquanta lire che porge all'avversario. Ricomincia la partita. Questa volta è il signor Asdrubale che mesce, ma è ancora Donato che perde.

In quella vece accosta un seggiolone, invita il nuovo venuto a sedere, e gli domanda col miglior garbo possibile: Ella è il signor?... Come le ho detto, vengo da parte del signor Martino Bruscoli, ripete l'ometto, chiudendo un occhio e cacciando una mano nella tasca del farsettone. Che modi, che sorriso, che uomo adorabile!

Uscendo dall'aula scolastica per lanciarsi nel mondo, chi lo accoglie a braccia aperte?... Martino Bruscoli, col farsettone nero abbottonato, colla cravatta a sghimbescio. Avesse anche in testa, invece del cappello a tubo, un casco metallico, la sua faccetta asciutta, la sua voce fessa, i suoi sguardi d'economia, fatti con un occhio solo, non avrebbero nulla di pauroso. Oggi Martino Bruscoli raffigura la bonariet

Alla sera si parte insieme; e giunti a Romanò, il signor Martino sbottona il farsettone, leva una busta chiusa e la d

L'ometto dal farsettone nero leva il capo in alto e dice senza turbarsi: «, piccina mia! siamo noi; arrivati a piedi come due studenti; buon giorno, signorina Mariuccia.

Eccolo innanzi al tavoliere.... gli tremano le gambe, gli batte il cuore. Qual mano gli si posa sulla spalla a trattenerlo? Volta la faccia impallidita.... è il signor Asdrubale, col farsettone nero abbottonato da cima a fondo, col nodo della cravatta a sghimbescio, col sorriso bonario sulle labbra.

Quella faccetta asciutta, quell'occhio che ammicca, quel labbro che sorride e par che ghigni, quel farsettone chiuso come una cassa forte dopo di aver inghiottito ogni sua ricchezza, quella voce monotona, uguale, stridula, quella disinvoltura provinciale, non vi è dubbio tutto ciò è lui il fante di picche!

E la voce fessa dell'ometto dal farsettone nero ripiglia a dire, mutando accento: «Un istante di torpore è necessario a preparare le nobili cose; il filugello s'intorpidisce quattro volte prima di farsi il bozzolo; anche lei si far