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Aggiornato: 27 giugno 2025


Fuggirò il suo aspetto, ch'avendoli cosí a torto ingiuriato la figlia, non ho piú animo di comparirgli innanzi. DON FLAMINIO. Onoratissimo Eufranone, ve si appresenta innanzi il reo di tanti mali, accioché con moltiplicato supplicio lo castighiate.

Adunque nella prima parte, continuandosi a quello che nella fine del precedente canto ha detto, cioè come con Virgilio entrasse in cammino, dice dove pervenne, cioè alla prima porta dell'entrata d'inferno; sopra la qual, dice, vide scritto: «Per me», cioè per entro me, «si va nella cittá dolente», cioè nella cittá di Dite, dolente in perpetuo per li dannati spiriti li quali dentro vi sono; della qual cittá, percioché pienamente se ne scriverá in questo libro appresso nel canto ottavo, qui non curo di dirne alcuna cosa; «Per me si va nell'eterno dolore», al quale dannati sono coloro li quali muoiono nell'ira di Dio; «Per me si va tra la perduta gente». Dice «perduta», percioché alcuna potenza di bene adoperare non è in loro; e questi cotali meritamente si posson dir perduti. «Giustizia mosse», a farmi: e la giustizia che 'l mosse fu la superbia del Lucifero, la quale meritò eterno supplicio; il quale Iddio volle tanto da dilungare, quanto piú si potea, e perciò, nel centro della terra gittatolo, quivi la sua prigione fece, e volle quella similmente esser prigione di tutti quegli li quali contro alla sua deitá operassero; «il mio alto Fattore», cioè Iddio; «Fecemi la divina Potestate», cioè Iddio Padre, al quale è attribuita ogni potenza; «La somma Sapienzia», cioè il Figliuolo, il quale è sapienza del Padre, «e 'l primo Amore», cioè lo Spirito santo, il quale è perfettissima caritá, igualmente moventesi dal Padre e dal Figliuolo.

Halli tracti della via della veritá e menali per la via della bugia, facendosi servi e amici delle dimonia, e con loro insieme, se non si correggono con l'obbedienzia, vanno co' loro signori dimòni a l'etterno supplicio; come i dilecti figliuoli observatori della legge e obbedienti godono ed exultano nella etterna mia visione con lo inmaculato e umile Agnello, facitore, adempitore e donatore della legge.

51 e quella notte in tenebrosa parte incatenato, e in gravi ceppi messo. Il sole ancor non ha le luci sparte, che l'ingiusto supplicio è gi

PANURGO. Sono in vostro potere, fate di me quel che vi piace; e se questo vi par poco, giungetevi altrotanto, ch'io soffrirò ogni supplicio. Ma di grazia, ditemi, di che vi dolete di me? GERASTO. Come! di che mi doglio di te?

EUFRANONE. No, ma da un publico supplicio vien a verificarsi la sua innocenza.

Essi non hanno voluto ricevere in questa loro operazione il tempo l'orazioni gli altri diversi modi co' quali Io gli ho chiamati; unde, essendo riprovati da me per li loro difecti, e la mia bontá vuole pure remunerare quella operazione, cioè quel poco del servizio che hanno facto, unde li remunero nelle cose temporali e ine s'ingrassano; e non correggendosi, giongono al supplicio etternale.

Parola Del Giorno

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