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Aggiornato: 14 giugno 2025


Nora entrò in un brum, con un piccolo salto leggero, grazioso, mentre il fruscìo delle vesti, delle sottane di seta, pareva uno stormir di fronde e un batter d'ali: in fretta si restrinse nel posto, guardando il signor Galli, aspettando che salisse. Ma il signor Galli, non pareva risolversi. Venga dunque.... faccia presto! Io potrei... andare a piedi. Ma che! Faccia presto.

I lenti ritmi appresi li aveano essi dai venti, da lo stormir delle frasche sonore, dalle piogge d’Autunno, dai sospiri degli usignoli quando Maggio torna, dal riso della terra che s’adorna se Primavera in sua freschezza spiri....

Spuntava omai l’alba del nuovo giorno. Dopo aver salito e salito fra selve e macchie folte, e’ non par vero, qualunque ora che sia, di giunger sopra un’altura. Par che lassù, a quell’aria fina, e per lo più ventilata, il respiro si faccia più libero. Con gli occhi poi, se è giorno fatto, potendo spaziare sopra vasto orizzonte, sembra che anche la mente ti si riapra, e si rassicuri. Ma a costoro tanta fortuna non fu serbata! Giunti su quel crinale, l’aria era aperta , ma grave ed immobile. Non s’udiva lo stormir d’una fronda, un canto d’uccello, una voce vivente, campani o belati di greggi. Quella gran caravana gi

Non vide mai sorgere quel sole opaco dietro le nebbie, senza che il suo pensiero non lo trasportasse alla casa paterna; e la vedeva da lontano, illuminata dallo splendido sole d’Italia, e gli pareva di udire lo stormir delle fronde dei suoi boschetti, il pigolìo dei passeri al crepuscolo, credeva di respirare l’olezzo di quelle piante, e sentiva l’aria pura dei monti e del Piave, che gli sbatteva il viso, quando appariva il balcone della sua cameretta così piena di ricordi.

Sei la sorella de i fiori, de le libellule azzurre; de l’erbe il sommesso linguaggio comprendi, e rispondi cantando. Sento un accordo sommesso fra lo stormir de le foglie, fra i brividi lunghi de l’acque, o figlia, e il tuo gaio parlare. Forse eri un giorno la felce che a l’ombra folta verdeggia; riscioglierai forse il tuo volo, o allodola, un giorno, pei cieli.

E letto un paio d'odi, m'ero anche addormentato; non per colpa d'Orazio, ma dell'argine erboso, che faceva gradevole invito. Dormivo nondimeno d'un sonno molto leggero, perchè uno stormir di frasche bastò a risvegliarmi. Chi vedo? Lui, proprio lui; Buci che mi scova, Buci che mi salta addosso, mi vuol baciare, mi fiuta il premio della virtù nella tasca.... No, non calunniamo quel povero Buci.

In fatto Alpinolo, accostatosi presso al noce concertato, vide tre cavalli in ordine con un famiglio che li teneva: e se le tenebre non avessero impedito la vista, poco quindi lontano, dietro ad una macchia, avrebbe scorto il frate che durava in orazioni e in aspettazione. A ogni stormir di foglia, a ogni susurrare del vento autunnale fra i pampani della vigna, risentivasi fr

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