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Aggiornato: 29 giugno 2025
CAPITANO. Un tuo pari tôrsela meco, ah? Che stimi tu ch'io fugga le questioni? corro io piú volentieri alle coltellate che un tedesco invitato al bere; né si allegra cosí il chirurgo delle ferite come io di farle: e io do di vivere a tutti, ché se non fusse per me si morirebbono di fame. Turberei la face di Ottavian per far questione.
GERASTO. O capo rosso o verde che sia, moglie, ti prego che m'ascolti, e vedrai che non t'ho offeso come stimi. SANTINA. Tu, vecchio fradicio.... GERASTO. So che vuoi dire: traditore, infame, manigoldo, e pur ancora. Hai ragione! Ascolta, che d'oggi innanzi cessaranno le discordie fra noi mentre vivremo. Ascolta, moglie mia cara....
La signora Bardelli la seguì con uno sguardo sospettoso e malevole. Che civetta! Oh Dio obbiettò l'orefice. Non vedo... Civetta sopraffina ribadì la madre. E come si dipinge gli occhi! Non mi pare... Tu non te ne intendi, caro mio... E bazzica molto in questa bottega, la signora.... Grandi affari, ha... Desidera ch'io le stimi degli oggetti d'oro...
APOLLIONE. Veramente la nostra vita è tutta piena di travagli, né si può prometter l'uomo che faticando sempre nella gioventú, possi nella vecchiezza riposare; ché quando stimi giá esser accomodato del tutto, allora da ogni parte vengono pericoli inopinati per turbarci il viver quieto.
Gerasto, avèrti che la disperazione fa assai: tu non la passerai né mi offenderai senza vendetta. GERASTO. A tuo dispetto, andrai di sotto, se ben fussi una Ancroia, una Marfisa bizarra. ESSANDRO. Son giovane, ho piú forza che non stimi: ancorché mi ponessi sotto, ho le braccia cosí robuste e la presa tanto gagliarda che ti romperò le reni e ti farò sputar l'anima.
GERASTO. Tu non ti intendi di matrimoni, a pena sai filare; attendi a filare. SANTINA. E tu attendi a medicare. Ma qualche cosa ci è di sotto: non stimi ch'io abbi prima pensato a quello che tu pensi? Se tu mi tenti... GERASTO. Che cosa? SANTINA. Vuoi che dica? GERASTO. Di' tosto. SANTINA. Quella... GERASTO. Chi quella? SANTINA.... che tu sai... GERASTO. Che so io?
Sì, noi crediamo ogni giorno di esser sinceri; soltanto non vogliamo accorgerci che la credenza di oggi fa a pugni con quella di ieri.... Oggi, che tu credi di amare qualcuno, lo stimi; le sue stesse debolezze ti sembrano interessanti, te lo fanno più caro; lascia mutare per poco la tua disposizione di spirito, e ti parr
FLAMMINIO. È possibil, però, ch'io sia tanto fuor di me e mi stimi sí poco ch'io voglia amare a suo dispetto costei e servir chi mi strazia, chi non fa conto di me, chi non mi vuol pur compiacer sol d'uno sguardo? Sarò io sí da poco e sí vile ch'io non mi sappi levar questa vergogna e questo strazio da dosso? Ma ecco Fabio. Or ben, che hai fatto? LELIA. Nulla.
FESSENIO. Ve è vòlto, in fine. FULVIA. Fessenio mio, se tu vuoi l'util tuo, se tu ami il ben di Lidio, se tu stimi la salute mia, trovalo, persuadilo, pregalo, stringilo, suplicalo che per questo non si parta, perché io farò per tutta Italia cercar di lei; e, se avvien che si ritrovi, da mò, Fessenio mio, come t'ho detto altre fiate, li do la fede mia che io la darò per moglie a Flaminio mio unico figliuolo.
L'amico ch'egli aveva poc'anzi pregato di rimanere a sua disposizione era sulla soglia ad aspettarlo e lo interrogava con lo sguardo. Senti gli disse l'Arconti credi che ci voglia più coraggio a battersi in duello o ad affrontare una massa d'operai ammutinati? Ad affrontare gli operai, non c'è dubbio. E quale delle due imprese stimi più utile, più degna d'un uomo? E puoi chiederlo?
Parola Del Giorno
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