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Aggiornato: 4 luglio 2025
Disgraziatamente però, e forse per quest'ultima ragione, il diavolo si piccò a volerci metter la coda: l'orco, il quale aveva il sonno così leggiero che l'avrebbe svegliato anche il volar d'una mosca, a' primi accordi era saltato fuori dal letto, e rassicurata la moglie che s'era rizzata a sedere inquieta, aveva girato il nottolino pian piano, aperto appena lo sportello della finestra senza vetri, e messo l'orecchio in quel po' po' di spiraglio, aveva sentito parte del dialogo dei due amanti, parte n'aveva indovinato.
I due, venuti al basso, s'accostarono al legno; l'uno n'aperse lo sportello, l'altro vi adagiò la fanciulla che sembrava piuttosto addormentata che svenuta; mentre il primo s'avanzò per dire una parola al vetturino. Costui, chinato il capo, frustò i cavalli, che malgrado il lor trotto ineguale, gareggiavano di non solita velocit
Si andava da per tutto: Rocco Longo era sfinito, era sfinita la sua bestia e anche pareva che la vettura malconcia a un tratto si dovesse sfasciare. S'andava in giro da tre o quattro ore. Da prima la signorina s'era voluta fermare alla Posta e lì, allo sportello delle lettere, avea chiesto una lettera che non aveva avuta, che non c'era.
Lisa richiudeva la porta, quando un giovane si avanzò verso di loro. Regina! mormorò egli. Sergio! rispose questa. Il giovane fischiò, ed immediatamente comparve una berlina di posta nascosta sotto gli alberi del viale. Il postiglione aprì lo sportello senza soffiar verbo. Le due donzelle entrarono nella vettura con Sergio. Guida tripla disse costui. Via d'Inghilterra.
Subito udii qualcuno correre, udii gridare «presto!» Un'ombra comparve allo sportello, fece atto di cacciar dentro la testa a guardare; i nostri due compagni furon pronti a farsi avanti dicendo non c'è posto, non c'è posto. Quegli tirò via, i conduttori. gridarono ancora presto, presto! la campanella della partenza suonò, il treno si mise lentamente in moto. Dio mio, quell'ombra!
Gnau, buon pro ti faccia; almeno avvicinati alla mia stamberga, briccone! Un giovanotto dai venti ai ventidue anni, che ben si scorgeva per un secondino di quello stabilimento, si avvicinò alla cella di Topo, ed aperto il piccolo finestrino dell'uscio a doppio sportello, si fece vedere al detenuto. Figliol d'un tette* di Caicchia, to', chi ti faceva qua dentro.
La sua carrozza s'era arrestata dinanzi all'albergo; il portiere, avvicinandosi allo sportello, col berretto in mano, le rispondeva che la signorina di Charmory era uscita un poco prima. Allora, le sue paure erano cresciute.
Ma appena partito lui, un ombra d'uomo, che si spiccava da un angolo buio, dov'era stato a vedetta, scivolava lungo il muro della casa d'onde era uscito il sofferente giovine, lo seguiva da lungi per un tratto e quando lo vedeva bene avviato, e s'era assicurato che non pensava a spiare, tornava rapido, metteva la chiave nella toppa dello sportello di Nan
Quando il treno rallenta, avvicinandosi a una stazione, Mauro s'affaccia allo sportello, e poi dice ai compagni: Dio ce la mandi buona! Che c'è? Il treno va piano, perchè si sta per passare un ponte che minaccia rovina. Ierlaltro, vede in galleria un amico d'infanzia, gli corre incontro e lo abbraccia, dicendogli: Vivo! tu sei vivo! Eh.... pare di sì.
Faccio fiutare al sergente il mio revolver e la mia bomba a mano, poi salto in blindata. Ho il corpo quasi tutto fuori dallo sportello aperto, il revolver in pugno. La strada sale e scende. Le prime case di Amaro. Sorpresa: una mitragliatrice spara da un bosco alto sulla destra! Contro chi spara, quella mitragliatrice austriaca? Non è austriaca.
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