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Aggiornato: 17 giugno 2025
Chiunque aspira a le grandezze estreme Più sempre vago di superbo impero, E giù dal colmo ruinar non teme, Ne lo stato di noi volga il pensiero; Per alcun tempo a la mortale speme Non si rappresentò specchio più vero, Nè si mostrò come caduca e vana Sia giuso in terra la possanza umana.
Come libero fui da tutte quante quell'ombre che pregar pur ch'altri prieghi, si` che s'avacci lor divenir sante, io cominciai: <<El par che tu mi nieghi, o luce mia, espresso in alcun testo che decreto del cielo orazion pieghi; e questa gente prega pur di questo: sarebbe dunque loro speme vana, o non m'e` 'l detto tuo ben manifesto?>>.
76 Ruggier, che questo sente, ed ha timore di rimaner de la sua donna privo, e che l'abbia o per forza o per amore Leon, se resta lungamente vivo; senza parlarne altrui si mette in core di far che muoia, e sia d'Augusto, Divo; e tor, se non l'inganna la sua speme, al padre e a lui la vita e 'l regno insieme.
T’arde la fiduciosa alma ne gli occhi, E amor mi chiedi?... Oh, bada. Non trascinarti dunque a’ miei ginocchi, Non ti gettar su la mia fosca strada. Se gaudio e speme a te reca la sorte, Ti scosta
OTTAV. Ma, e che t'arresta?... e che paventi?... Ancora forse hai speme? SENECA Chi sa?... Tremendo ei m'è, fin che dell'alma albergo queste misere mie carni esser veggio. Oh qual può farne orrido strazio! e s'io alle minacce, ai tormenti cedessi?
O luce, o sol, che per le vie supreme Corri tra' rai, d'ogni occhio almo desio; O scettri, onde gioir tanta ebbi speme, O reggia, o Colco, ecco io vi dico addio; Queste, ch'io fo son le parole estreme, Ch'omai fia ne gli abissi il parlar mio. Sì disse, e traboccossi; il mare aperse Con un grave rimbombo, e si sommerse.
Sotto mentito volto un demon reo Prende a Folco narrar fìnta novella, Che la turba in seguir, cadde AMEDEO, E fu estinto nel mar dalla procella; Ma l'inganno infernal nulla poteo, Che il confortò con l'immortal favella L'Angelo dell'Eroe: così la speme Del soccorso vicin, fa ch'ei non teme.
Timor di morte alfin piú che di Dio, scorgendo bieco il guardan le persone, lo fece diffidar del suo sistema: volle fuggir per sua miseria estrema. Fermato vien dalla sbirraglia: allora la fuga alla condanna fu sigillo. Lo scellerato, d'ogni speme fuora, in modo s'avvilí ch'io non so dillo.
Ed in talun di quegli alberghi santi Una donna io vedea ch'erami stella; E a lei movendo i guardi miei tremanti, S'umilïava mia ragion rubella: Mi parea ch'a me un angiolo davanti Stesse per me pregando, e allora in quella Amica del Signor ponendo io speme, «Ah sì, diceva, in ciel vivremo insieme!»
Unica de' mortali egri, dogliosi Speme, che 'l mondo di clemenza adorni, Ferma sovra esso lui gli occhi pietosi, E fa da l'arme altrui schermo a' suoi giorni. Sì quel Santo diceva. Altri amorosi Spirti raccolti ne i divin soggiorni Segno facean de la lor voglia interna; Cui diè risposta la Reina eterna: XVI
Parola Del Giorno
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