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Aggiornato: 14 giugno 2025
D'inverno spargeva miglio e briciole di pane sul davanzale della finestra e godeva a vedere gli uccelli che venivano confidenti a mangiare. Era così semplice ne' suoi gusti che un fiore, un frutto, un bambino, un cagnolino rapivano subito la sua attenzione e bastavano a consolarlo e a rallegrarlo.
Ma dal rabbioso cor voci spietate Spargeva Aletto, e sì terribil freme, Che da la fronte, e da le ciglia irate Fiamma rinversa, e rio veneno insieme; Spento Ottoman, spente sue squadre armate Quì rimiro oggi mai, spenta ogni speme, E che si possa far, quinci m'adiro, Per opra nostra a suo favor, non miro.
Non appena l'ebbe sfiorato con le labbra, ecco vacillar la terra come tremuoto; ecco divampare come un baleno; ecco un rombo come di tuono; ecco un vento impetuoso fischiare per gli anditi della casupola; e restare innanzi al capitano una donna avvenentissima, tutta velluti e trine e gemme, la quale spargeva intorno una luce vivida tanto da rischiarare splendidamente la stanza e da oscurare, ecclissare i torchi accesi ed il lume della alba che incominciava a penetrare dalle finestre spalancate.
Ormai la fama con le sue cento bocche spargeva dappertutto la notizia della prossima rovina dei Bollati, e sul palazzo pesava la tristezza che pesa sulle cose decrepite. Come suole accadere, i cosidetti amici di famiglia s'erano dispersi; non c'era ragione, dicevano, di andar a disturbar della gente che aveva tanti sopraccapi. Tutt'al più veniva ogni giovedì e ogni sabato il nobile Canziani, visitatore poco desiderabile, sia perchè pativa frequenti accessi di tosse, sia perchè i suoi reumatismi gli rendevano difficile di mettersi a sedere quand'era in piedi e di alzarsi quand'era seduto. I Rialdi, nella loro qualit
I popolani, assaliti a tergo da nuove compagnie di cacciatori esteri, partiti al passo di corsa dalla vicina caserma, furono schiacciati fra due fuochi, mentre la fucilata continua del palazzo spazzava la grande scalinata. Funeste del pari procedevano le sorti della rivolta in altri punti di Roma; e dappertutto invano si spargeva il sangue cittadino.
Ma alle frutta si cambiò discorso: per via d'uno dei nuovi eletti, parente d'un latitante, si venne a parlare del famoso don Peppino, il capo d'una banda che spargeva il terrore nel territorio vicino.
E qui il povero vecchio spargeva calde ed amarissime lagrime, bagnando la destra dell'amatissima sua figlia adottiva: e lo sfogo del pianto sollevò quel cuore travagliato da tanti dolori morali e materiali. Egli, finalmente, ripigliò il suo racconto. «La morte m'aveva la prima volta portata la desolazione nel mio focolare: un nero serpe mi gettò nella sventura, una seconda.
Parola Del Giorno
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