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Aggiornato: 5 giugno 2025
Filippo, tuttavia in piedi, col cappello di paglia tra le mani, udendo l'accusa scudisciargli il viso, fece un passo, sentì il viso avvampargli, ma si rattenne e non disse parola. La signora Emma lo guardò, e aggiunse freddamente: Si sieda! Mi parli di Lori. Dov'è adesso? A Sirmione, rispose Filippo. Verrò a prenderla, annunziò la signora con voce decisa. A prenderla? esclamò il conte sbalordito.
Non appena fu solo, nella sua camera, Filippo sentì calargli sulle spalle il peso di quella giornata nefasta, l'accoramento per la sorte di Loredana. Gli tornò il pensiero d'andarsene subito, di giungere in piena notte a Sirmione, di prendersi la fanciulla e fuggir lontano. Ma di nuovo, le abitudini lo dissuasero.
Si rimise a vivere; andò a trovar qualche amica, la quale non pareva saper nulla, ma non domandava nulla intorno a quanto aveva fatto Loredana in quell'ultimo tempo; uscì a passeggio, e perfino un giorno, un giorno dal sole furioso, le salì alle labbra un motivo che non le piaceva e che pur l'inteneriva, e si provò a cantare, e tacque subito, perchè quell'aria le rammentava la cameretta cara di Sirmione e la povera signora Teobaldi, tanto maltrattata in principio, che si girava sullo sgabello di reps rosso, e diceva, aspettando un elogio: Eh?
E come si spiega che stiano zitti, e che tocchi a noi, a tua madre, a tuo zio, a Leopoldo, a tua sorella, di richiamarti al dovere? Ha una madre, rispose Filippo. Ha una madre, e la madre è venuta a Sirmione e me l'ha ripresa.... Bene! esclamò Roberto.
Si drizzò, sentendo che le spalle gli si erano incurvate, e si guardò intorno con occhio sicuro. Perdere Loredana? Obbedire a sua madre? Tutto finito, tutto crollato? Parto col primo treno, promise a se stesso. Arrivo a Sirmione, prendo Loredana e questa sera saremo lontani e sicuri. Qualunque cosa, piuttosto di perderla.
La Teobaldi, non avendo assolutamente nulla da fare, s'appiccicava alla giovane, l'accompagnava alle Grotte, la seguiva sulla strada di Sirmione, veniva a coglierla quando stava sola in giardino, si presentava in salotto chiedendo di rievocare al piano qualche ballabile antico o qualche canzone della sua giovinezza.
Da Sirmione, poco dopo la partenza del conte, ella era tornata a Verona, e qui era rimasta, aspettando che passasse tempo sufficiente per poter ricordare l'invito di Filippo e recarsi a Venezia.
Ella sorrideva, perchè da qualche giorno era certa della guarigione dell'amante, e quel viaggio a Roma, di cui s'era parlato, le piaceva molto. Intorno a Roma avevan ricamato mille fantasie l'estate innanzi, a Sirmione, poi non se n'era fatto più nulla per le vicende susseguite. Loredana si fermò di botto sul limitare, e fu per mandare un grido.
La cosa piacque molto a Loredana. In quel tempo, Sirmione non vantava ancora alcun grande albergo nè uno stabilimento di bagni. Vi arrivavano di tanto in tanto gli escursionisti, quasi tutti tedeschi, a visitar le grotte leggendarie di Catullo; mangiavano, ammiravano, ripartivano. Il piroscafo v'approdava una volta al giorno, se il tempo non era cattivo. Tutto questo, raccontato dal direttore dell'Albergo Reale, accese la fantasia della ragazza, che gi
Faccio una scappata e torno; starò fuori poco più d'un'ora in tutto. L'ostessa respirò e non rispose altro, racconsolata. La Teobaldi fece come aveva detto. La mattina seguente, alle otto, montò in carrozza, giunse a Peschiera, spedì il telegramma senza leggerlo, si fece rilasciare una ricevuta, e tornò a Sirmione.
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