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Dopo la scoperta dei Templarii non c'era più stato nulla di nuovo, salvo che la fanciulla, come il Giuliani aveva argomentato, era chiusa in un monastero. E questo aveva risaputo Aloise, per un discorso fatto a caso dalla marchesa Ginevra, la quale, come si è detto, aveva una zia a San Silvestro, e andava di tanto in tanto a visitarla.

⁵⁸ Dassori, op. cit., p. 799, attribuisce a Silvestro Palma quest’opera, che dice primamente rappresentata in Napoli, nel 1792.

Tu m’hai con disiderio il cor disposto al venir con le parole tue, ch’i’ son tornato nel primo proposto. Or va, ch’un sol volere è d’ambedue: tu duca, tu segnore e tu maestro». Così li dissi; e poi che mosso fue, intrai per lo cammino alto e silvestro. Inferno · Canto III ‘Per me si va ne la citt

Prefazione ai miei versi La Forma e l'Idea Noia letteraria Letteratura disonesta Veritas, Vanitas! Le demolizioni In morte di Emilio Praga Anacreonte Evo Medio Il secolo di Pericle A Taide La notte di san Silvestro La Senavra In alto Circolo A Fulvio Fulgonio La chiesetta dei morti A una donna intelligente Il dei morti Per il santo Natale Coraggio! Ditirambo Per una suicida Quando?

Giovane od anzi adolescente, dissoluto e scellerato, Benedetto non fu sofferto da' romani, che gli contraposero per poco un Silvestro III, poi Gregorio VI, un pio e sant'uomo; dal quale fin d'allora trovasi innalzato nella curia romana quell'Ildebrando, che dominò non essa sola, ma tutta la sua etá quasi sempre d'allora in poi.

Silvestro questa volta si volse alla Romea e le disse con fine ironia: Se vede il fattorino a cui il giovine di calzolaio ha raccontato ciò che ha udito dal padrone a cui l'ha raccontato il signore degli stivali, che l'ha udito dal parrucchiere, a cui l'ha raccontato il cuoco di casa A..., che l'ha udito dall'amico del cocchiere dell'Anonima... se lo vede, gli dica che io me ne congratulo proprio tanto tanto!

Tu m’hai con disiderio il cor disposto al venir con le parole tue, ch’i’ son tornato nel primo proposto. Or va, ch’un sol volere è d’ambedue: tu duca, tu segnore e tu maestro». Così li dissi; e poi che mosso fue, intrai per lo cammino alto e silvestro. Inferno · Canto III ‘Per me si va ne la citt

In conclusione pare che a te non dispiaccia il conte. Mi pare a me, che valga bene tutti e tre i nostri mariti; e sebbene ami un po' troppo il vino, e un po' troppo il faraone, e un po' troppo certe altre cose; infine poi, non è un monsignore del Duomo. Ma sentite che pazza, diceva la giovinetta marchesa sorridendo; si direbbe che costei è noiata del suo don Silvestro.

Il perverso settario di Lojola era pervenuto ad eludere la vigilanza dei volontari nel quartiere di San Silvestro, e s'era presentato come servente nell'ospedale dei feriti, ove abbondavano signore d'ogni classe, ma si difettava del servigio d'uomini.

sommo officio ordini sacri guardò in , in me quel capestro che solea fare i suoi cinti più macri. Ma come Costantin chiese Silvestro d’entro Siratti a guerir de la lebbre, così mi chiese questi per maestro a guerir de la sua superba febbre; domandommi consiglio, e io tacetti perché le sue parole parver ebbre.