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Aggiornato: 6 giugno 2025


«Ho incominciato a leggerlo, mio caro Marinetti, il tuo Mafarka ha risposto quel simpatico banchiere ma, l'ho detto anche a te, non sono stato capace d'andare in fondo». Questo libro simbolico, di eccitazione, grido di guerra, battaglia, sfida, questo libro che contiene il credo di una nuova scuola letteraria ed etica, questo libro non sar

Nora, impassibile, camminava sempre diritta, affondando le mani nelle tasche della giacchettina aperta, colla sua aria di sicurezza e di sfida. Soltanto, con indifferente naturalezza, guardava di qua e di l

Lo guardava con aria di sicurezza e di sfida, e quello sguardo, nella penombra, luceva stranamente. Quello sguardo irritò ancora, se pure ne fosse bisogno, i feroci propositi di quello scellerato.

Lungi da me, o limosine D'un mondo imbellettato, Chicche donate ai bamboli D'un popolo affamato! Lungi da me l'ingenua Fede dei tardi ingegni, Che spengansi gli sdegni Coll'agape d'un ! Lungi da me quest'ebete Sfida a chi più divora, Quest'inno che da gonfie Ventraglie erutta fuora! Lungi da me l'effluvio Di frutta e di dolciumi, A cui gli acri profumi Inutil sangue unì!

Dopo si possono squassare quante lance si vogliono diceva Aginaldo. Vero anche questo. E poi che cosa è il combattere? Conseguenza di una sfida che non si poteva fare? No, è difesa esclamava il Baldo. Qui parlarono di regole d'armi: gridarono, sempre camminando, per togliersi fuori dalla gittata degli archi saluzzesi, che potevano essere nascosti tra merlo e merlo o alle feritoie del castello.

Guardò fissa, con aria di sfida, l'immagine benedetta, e, col sogghigno beffardo di... di quell'altro, ripetè: Tutto falso! Tutte bugie! Non c'è nulla di vero, di qua, di l

Per un inesplicabile senso di rivolta, quasi di sfida, volle invece apparire indifferente, anzi non curante.

Perchè tu eri accecato, come un matto, e non avevi nessun riguardo, nessun rispetto, nessun freno, credevi che io non avessi occhi per vedere? Ho sempre visto tutto, fin dal primo giorno, fin dalla prima sera, dopo il pranzo del ministro, quando "quell'altra" era ubriaca!... ed Evelina ebbe un sogghigno di sprezzo, di sfida, Ho sempre visto tutto! Pietro Laner aggrottò le ciglia.

Pregai l'organista Tobia di volermi servire di padrino, e gli diedi l'incarico di riferire esattamente tali dichiarazioni al dottore, lasciandogli la scelta delle armi, a patto che stesse ferma la sfida all'ultimo sangue. Il farmacista si unì a Tobia, e così Ugolino Gonzaga ed Uguccione Della Fagiuola si presentarono a Lucchino Visconti.

Ah! no, o maschera, o nume, o demonio, cessa deh! cessa, disse Alfredo; io rinunzio alla sfida, ad ogni progetto di vendetta, di particolare sodisfazione; sacro è il dovere di figlio della patria. Ben tu dicevi, la mia vita è venduta. Essa la comprò, ceda il mio orgoglio di fronte a tanto dovere: ti prego a scusarmi, o mascherina. Scusarti? Ci sarebbe forse un poco di vilt

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