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Nora, impassibile, camminava sempre diritta, affondando le mani nelle tasche della giacchettina aperta, colla sua aria di sicurezza e di sfida. Soltanto, con indifferente naturalezza, guardava di qua e di l

Io seguivo il rapido movimento delle sue mani che sconvolgevano il grosso mucchio, affondando le dita tra il verde delle foglie, distrigando i gambi, rizzando ogni rosa per giudicare a qual mucchietto avrebbe dovuto destinarla; e mi pareva di scorgervi tremiti, e vibrazioni che non provenivano soltanto dalla gentile occupazione alla quale ella era intenta.

Quando si rialzarono per accorrere ai remi un gridò d'angoscia sfuggì da tutti i petti. La darnas, spezzata a prua dalla spaventevole botta, imbarcava enormi getti d'acqua, affondando rapidamente! CAPITOLO VIII. La zattera. La situazione era disperata, spaventevole: s'avvicinava una tremenda catastrofe.

Che bell'acqua viva, del resto! soggiunse ella, affacciandosi all'argine. Vien voglia di ficcarci le mani. E fece come diceva, affondando le mani, una dopo l'altra, e le braccia fino al gomito nell'onda cristallina, che fece intorno ad esse un lucido braccialetto d'argento.

, ; era sicura; piaceva a Giacomino, gli occhi di lui erano pieni di baci... e la fanciulla si buttava sul suo lettuccio, affondando il viso nel guanciale come per riceverli tutti. Poi fece uno sforzo, si rizzò e cominciò a spogliarsi, ma con lui sempre in mente. Appoggiata alla sponda del letto, stette un pezzo a guardarsi i piedini nudi.

Il Laner voleva mostrarsi offeso, e Nora pensava come doveva incominciare. Chi erano quei due? domandò Pietro pel primo, colla voce cupa e affondando il muso nel bavero alzato del paltò. Amici di Edita. Va bene; ma chi sono? Uno, il banchiere Kloss; l'altro.... il duca di Casalbara. Al Laner, subito, montò il sangue alla testa.

Ugo scese senza una direzione per la valle, nella notte oscurissima, poi s'arrampicò ad un monte, sempre alla cieca, percuotendosi nelle piante, molte volte cadendo, affondando, squarciandosi i piedi e legando le gambe nei rovai, e spiando cogli occhi intentissimi, coll'odorato, colle mani.... Camminò, camminò. Ad un tratto gli parve che qualcuno parlasse di lontano.

E non hai tu la brama angosciosa di sapere il delitto, la follia, la disperazione nascosta dietro la mia fronte d'avorio? Poichè son io, il colpevole, il condannato a morte che trascinate senza saperlo verso il nulla delle vostre vendette!... Forse lo ignori?... Silenzio... Sanno farsi capire le mie dita, affondando nella tua carne?... Hai tu compreso?... Ahimè!

Ma presto, per fortuna.... e questo lo mormorò più sottovoce me ne andrò! me ne vado! subito! a qualunque costo! E camminava un po' dondolandosi, affondando le mani nella giacchetta, con un'aria di rivolta e di sfida, stirandosi ritta colla vita e colle spalle, quasi offrendosi col seno sporgente: pareva volesse sfoggiare tutte le attrattive, tutte le seduzioni della sua bellezza.

Don Diego rientrò e venne a sedere al suo posto. Un'ora di notte sonava, un'ora dopo l'Angelus. Io conto al mo' del mezzodì d'Italia. Ho incontrato la signora di Craco oggi, uscendo da vespro, disse Bambina. Ha ricevuto una lettera di Don Tiberio. Ah! sclamò Don Diego, affondando la sua forchetta nel piatto dell'insalata. Il fratello e la sorella mangiavano nello stesso piatto.