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Aggiornato: 6 giugno 2025
E non di meno la gioventù italiana è sempre innamorata dell'arte, sfida la miseria, sopporta allegramente l'appetito e non si d
Tognetti, niente spaventato dal volto arcigno, nè dai biechi sguardi, nè dalle fiere parole del processante, volendo almeno vendicarsi collo scherno, che è l'ultima sfida dei vinti, si mise a ridere, e disse: Queste sono tutte bugie: ed io non credo un'acca di quanto mi dite. Nessuno de' miei compagni è capace di un simile tradimento.
Possibile? Quando non ne potei dubitare mi fermai con un ma...? interrogativo. È necessario rispose Topler vivacemente, afferrandomi per un braccio è necessario. Ma non è possibile! esclamai. Non credo che nessuno si sia trovato in un imbarazzo simile. A fronte del professor Topler, in quello stato di cose, mi poteva condurre un insulto, una sfida, e non altro, viva Dio.
Però, quando il marchese ebbe accennato il cartello di sfida a lui mandato dal Doge, egli, con ironico piglio, soggiunse: E Giano Fregoso non lo manda per mano d'un semplice cavaliere, bensì a dirittura per quella di Pietro Fregoso, suo comandante d'esercito. Messer Pietro si volse stizzito e saettò d'una torva occhiata il nemico.
Finalmente quel cartello di sfida, tanto provocato, tanto desiderato, il grande statista lo teneva in mano; finalmente la guerra era certa, la Francia vi era impegnata; l'Austria l'intimava essa stessa, e non poteva sfuggirla.
Pochi giorni dopo la breccia di Porta Pia, in settembre del 1870, Bertani incaricò il commilitone Domenico Narratone, testimonio della schifosa scena, d'irne a Monterotondo a portare, in compagnia di Raffaele Giovagnoli, un suo cartello di sfida all'autore dell'indegno atto di tre anni innanzi.
«Io nato in Milano, sotto il felice governo di Casa d'Asburgo, ben so che i generali austriaci sceglievano i giorni delle condanne di patrioti per indire feste e banchetti, a provocazione e sfida del sentimento cittadino.
Ritti sulla cima del mondo, noi scagliamo, una volta ancora, la nostra sfida alle stelle!... =Uccidiamo il Chiaro di Luna!= Aprile 1909.
Il giovane Bonifazio non poteva soffrire la ruvida natura di quel gaglioffo, gli pareva che la pretesa di farsi rimarcare da Maria fosse quasi una sfida verso di lui, lo trovava stupido e audace, e quei sentimenti gelosi gli rivelavano l’amore per la cugina, e l’odio per Andrea.
Alla rapida decadenza della sua giovinezza fisica egli sapeva opporre uno spirito resistente, instancabile, invincibile davanti a uno scopo, fosse questo l'impianto di una nuova banca o il piacere di battere un cavallo in una sfida di corsa o quello più modesto di dare agli amici una colazione superiore alle solite.
Parola Del Giorno
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