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Aggiornato: 10 giugno 2025
Sergio parlò dunque di ritorno tanto più che il clima di Scozia cominciava a divenir rigido pel loro vagabondare. Partirono quindi in sulla fine di settembre. Sergio di Linsac aveva pregato il suo amico Marco di Beauvois di trovargli un alloggio e di farlo mobigliare alla larga, riserbandosi di ornarlo affatto secondo il gusto di sua moglie, al loro ritorno.
Signor Sergio di Linsac continuò il dottore ecco due volte gi
Giustino cavò lentamente di tasca un involtino, e sedè senza parlare, la testa inclinata sul petto, riflettendo. Sergio stese la mano per ricevere il boccettino. Lo prese, lo nascose sotto l'origliere. Che sogni incantati n'aveva egli fatto, che ore celesti n'aveva egli vissuto su quell'istesso guanciale, faccia a faccia, bocca a bocca con Regina!
E tutto celebrava così il zonzare dei due mortali che traversavano una contrada poco bazzicata dalla turba, onde trovarsi, soli, intieri in faccia a Dio ed alla natura, con tutta l'opulenza infinita del loro amore. In fede mia diceva Sergio se io potessi tirar dal mio cuore altra rima che: t'amo! scriverei dei versi. Tira pure, tira, e scrivine ancora su codesta rima rispondeva Regina.
Lo pregherò di non scrivere, di farsi veder meno in casa.... Non infastidirti, Sergio: il tuo nome non sar
Restiamone dunque lì per oggi, allora disse Sergio. Anch'io ò il cuore gonfio. Sì, fermiamoci. Non è abbastanza per un'appendice; ma dessi aspetteranno fino a domani. Porgimi codesto foglietto ed apparecchiami un'altra tazza di the. Non desino. Regina dette la lettera ed uscì. I suoi occhi navigavano nelle lagrime.
In un giorno, dunque, pieno di sonnolenza larga e morbida, che attutiva anche il romor dei carri e delle carrozze, sotto la pioggia sferzante, noi eravamo usciti come di solito. Poco prima, Lidia s'era messa alla scrivania per mandare una lettera a donna Teresa; ma dopo aver contemplata la carta colle cifre in carattere antico, ella m'aveva chiamato: Sergio!
Pertanto, non coricossi. Passeggiò la notte intera. Egli giudicava sua moglie! Alle cinque del mattino, agghiadato a mezzo, Sergio si annicchiò sotto le coverte. Ma il sonno non venne. Nondimanco, egli era calmo oggimai. Aveva preso una risoluzione. Dopo colazione, uscì. Voleva andare ad ispezionare personalmente i luoghi.
Ella lisciò i suoi capelli, raggiustò la sua veste da domenica, di cui erasi azzimata per presentarsi innanzi alla morte, linda, bella, con tutte le eleganze che l'avevano adorna in la vita. Poi si assise alla sua piccola tavola, da cui cavò un foglietto di carta, e scrisse la lettera seguente:» Di' carina chiese Sergio vuoi tu darmi una tazza di the?
Regina lo abbracciò ancora una volta. Ma tu sarai meco disse ella. Uhm! codesto è un altro paio di maniche borbottò Sergio. Io sono in delicatezze con l'Austria. Come ciò?
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