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Aggiornato: 10 giugno 2025
Noi ci eravamo seduti di nuovo. I coniugi Folengo occupavano il divano ed io, di fronte a loro, in una poltrona bassa, aspettavo con ritornata angoscia la ripresa della orazione. Ti ho fatto chiamare, disse il signor Folengo, perchè il signor Sergio ci presenta l'opportunit
Sergio corse alla camera di Regina, l'infraperse.... e fuggì. Il dottore di Nubo, istruito dell'avvenimento, arrivò quindi a poco. Egli entrò nella camera dove era il cadavere, innanzi al commissario di polizia. Il commissario leggeva la lettera di Regina. Il dottore indovinò tutto, di un sol tratto, di un solo sguardo, ed uscì.
Sergio prese un fiacre e se ne andò dritto da madama Goupil. Il giornale del segugio. La sera, egli covava sua moglie di uno sguardo di desiderio ineffabile. Giammai e' non l'aveva trovata così bella. E' ripentivasi della vigliaccheria di averla sospettata. E' voleva quasi confessare il suo errore e dimandarle perdono. La prese fra le sue braccia. L'assise sulle sue ginocchia.
Egli aveva ricevuto un secondo viglietto anonimo, più circostanziato del primo col quale lo si invitava di nuovo al ballo dell'Opéra. Non v'era andato. Solamente, questa volta, invece di bruciare il viglietto, se lo aveva cacciato in tasca e si era recato da suo fratello, Giustino di Linsac, per mostrarglielo. Giustino era fratello minore di Sergio, e medico.
Ma quando eglino non avevano che un cattivo oat-cake focaccia d'avena o un milk-porridge zuppa di latte Regina l'accostava alle sue labbra, poi lo porgeva a Sergio, e diceva: Gusta un po' di questo camangiare!
Sergio era restato nel suo letto, immerso in una meditazione profonda, che si traduceva sul suo sembiante, seguendo fasi diverse: ora, con un rapido rossore; ora, con crispazioni delle labbra e dei muscoli del viso; ora, con la fissit
²⁷⁴ V. E. Sergio, Lettere sulla Polizia delle Pubbliche Strade di Sicilia, pp. XV-XVI e XX. Palermo, MDCCLXXVII, Rapetti. Un’altra osservazione, pur essa nuova, scaturisce dalla coltivazione della terra, resa, per difetto di animali, insufficiente.
«Voi ne siete il padrone.» «Sergio! Gilberto!» chiamò Buoso, e tosto comparvero due valletti, ai quali ordinava: «Fate che questi miei ospiti sieno bene alloggiati; vi raccomando che nulla manchi loro di quello che possono desiderare. Addio, messer Cavaliere; innanzi di partire spero di rivedervi.»
Ma fui veramente sorpreso quando, il sabato grasso, Lidia accettò un invito dei signori Caccianimico. Faccio un'eccezione per loro, ella disse. È vero, Sergio, che faremo un'eccezione?... È verissimo, risposi, nascondendo alla meglio il mio stupore. Appena Clara ed Ettore Caccianimico partirono, domandai a Lidia: Tu intendi veramente andare a quel ballo? Ma che! rispose Lidia.
È proprio necessario partire? domandò Lidia, abbassando la testa sul foglio di carta. Necessario? esclamai. Che domanda! C'è qualche cosa di necessario, al mondo? Oh, Sergio! Ma sì; non c'è nulla di necessario, cara amica. Si parte, si viaggia, perchè ciò è nelle abitudini, nelle tradizioni, e perchè sarebbe lo stesso non partire, non viaggiare....
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