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Aggiornato: 29 giugno 2025
Essere il Persiano propenso molto nell'incontrare le soddisfazioni della Serenissima Repubblica, e va meditando il modo di far conoscere il suo desiderio e di impiegare le sue armi a pro di questa, facendo gran capitale della medesima, per il beneficio che ponno ricevere con tale unione gli interessi di quella corona, come pure la Serenit
A sturbare l'attenzione dei due illustri giuocatori, entrarono per caso in quella camera una frotta di giovani che facevano corona all'Attilio Gritti alterato dal bere, e mandavano grandissime risa ad ogni sua parola. «La Serenissima, mi capite, non mi lascia uscir facilmente de' suoi confini, e qualche cosa bisogna pur fare. Siamo giovani, non ho più che trent'anni.
Finalmente, nella primavera del 1794, le cerne riapparvero alla luce in uno degli ultimi tramonti della Serenissima. La fusione di esse con i regolati era allora al sommo dei pensieri del Senato, «che si proponeva, non gi
Il conte Jacopo incominciò pacato, anzi freddo, con una lentezza che prometteva un lungo discorso. Sua Altezza Serenissima si è degnata di cedere alle mie preghiere, e ciò per riguardo all'onore della nostra casa, che fu fedelissima ai Lorena, come era sempre stata agli Estensi.
Il duca consultò in termini vaghi il suo medico, il quale, dopo aver preso contezza dei sintomi della malattia, rispose: Altezza serenissima, la malattia sulla quale mi fate l'onore di consultarmi può essere naturale e può essere inoculata. Nei due casi, essa è mortale.
Avreste per avventura mancato di rispetto alla nostra santa religione? «Peggio, figliuolo mio, peggio». Avreste, ohimè! ucciso in duello qualche gentiluomo di corte? «Peggio». Per sorte, avreste ardito inalzare i vostri affetti fino alla Serenissima Viceregina? «Peggio ancora». Voi mi spaventate; ma che, dunque? «Ho sorpreso il potentissimo Duca di Ossuna sciupando il tempo a insegnare parole oscene al suo pappagallo». Misericordia! è finita per noi.
Le tradizioni del reggimento, i ricordi dei principali fatti di guerra che solevano tramandarsi egregiamente in Piemonte tra le milizie paesane non avevano quindi un equivalente riscontro morale tra i Veneti, neppure tra le cerne dei migliori tempi della Serenissima.
Se non che, essendone stati introdotti d'inferiore bontá, battuti senza dubbio in altre zecche, che hanno voluto imitare per guadagno il conio, come pur troppo anch'oggi vien praticato, hanno perduto di credito, sicché adesso solo al pari degli ongari hanno corso; essendo cosa certissima che la serenissima repubblica veneta non ha giammai alterato del minimo le antiche sue leggi circa la finezza del suo zecchino, mantenuto sempre a tutta perfezione di 24 caratti.
Frutto di questi ultimi lavori fu la grande carta corografica della regione del basso Adige, pubblicata però dalla Serenissima tanto tardi che essa servì prima ai suoi nemici Austriaci e Francesi che ai Veneti.
«L'ammiraglio?» «Sì, messere, e tutta Venezia è ben lieta di questa elezione.» Queste parole poterono un tratto confortare il Fossano, il quale pensò che la Serenissima Republica non si sarebbe mai più indotta ad eleggere doge il Candiano, se avesse mai saputo di che colpa era esso reo; breve conforto però, che pur sempre rimaneva l'incertezza amara intorno alla condizione di Valenzia.
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