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Aggiornato: 9 settembre 2025
Iniqui voti intanto fare a tua posta puoi; spera, desia; giá giá si appressa anco il tuo dí. SENECA Lo aspetto. NER. E tu, fia questo il tuo trionfo estremo, godine pur; che breve... OTTAV. Il dí, ma tardo, anco verrá, che Ottavia a te fia nota. POPPEA Dimmi, o Nerone: al fianco tuo m'hai posto sul trono tu, perch'io bersaglio fossi alla insolenza del tuo popol vile?
A che rieda, il vedrai. Saggio fra' saggi, Seneca, tu giá mio ministro e scorta a ben piú dubbie, dure, ed incalzanti necessitá di regno; or, men lusingo, tu non vorrai da quel di pria diverso mostrarmiti. SENECA Consiglio a me, pur troppo! chieder tu suoli, allor che in core hai ferma giá la feral sentenza. Il tuo pensiero noto or non m'è; ma per Ottavia io tremo, udendo il parlar tuo.
Seneca ha uno squarcio di sdegno contro la moda degli abiti trasparenti: «Vedo
Altri non crede, né creder de', ch'io per Neron tuttora amor conservi: eppur, per quanto in seno in mille guise egli il pugnal m'immerga, per me il vederlo d'altra donna amante è il rio dolor, che ogni dolor sorpassa. SENECA Neron mi serba in vita ancora: ignota m'è la cagion; né so qual mio destino me dall'orme ritrae di Burro, e d'altri pochi seguaci di virtú, ch'ei spense.
Taci omai dunque, e va; per me t'adopra. SENECA Assolute parole odo, e cosperse di fiele e sangue. Ma l'evento aspetto, qual ch'ei sia pure. Ogni mio ajuto è vano a' tuoi disegni, e reo. Che a sparger sangue Neron per se non basti sol, chi 'l crede? E con te pur la tua virtú mentita, altero Stoico, abbatterò.
Non poco spero in essa; feroci eran le grida al tuo partire; e il susurrar non tacque nella tua breve assenza. Iniquo molto, ma tremante piú assai, Neron per anco tutto non osa; il popol sempre ei teme. Fero è, superbo; eppur mal fermo in trono finor vacilla: e forse un dí... OTTAV. Qual odo alto fragore?... SENECA Il popol, parmi... OTTAV. Oh cielo! alla reggia appressarsi...
Ma di ogni moto popolar, deh! credi che innocente son io. NER. Rea, qual ti sei, pria di punirti, io voglio che ogni uom te sappia. SENECA Ed ingannar tu speri con sí turpe menzogna il popol tutto? NER. Tu pur, tu pure, instigator codardo dei tumulti, che sfuggi; ascoso capo di ribellanti moti; all'ira mia tu pur vendetta un dí sarai; ma, poca. TIGEL. Signor...
In fretta io vengo il grato avviso a dartene. OTTAV. Deh! mira, chi viene a me: miralo, e spera. SENECA Oh cielo! TIGEL. Il tuo signor ver te m'invia. OTTAV. Deh! rechi tu almen mia morte? Or che innocente io sono, grata sarammi.
Democrito che ’l mondo a caso pone, Dïogenès, Anassagora e Tale, Empedoclès, Eraclito e Zenone; e vidi il buono accoglitor del quale, Dïascoride dico; e vidi Orfeo, Tulïo e Lino e Seneca morale; Euclide geomètra e Tolomeo, Ipocr
Base al tuo seggio alta e perenne il nostro sepolcro avrai. Perché piú indugi? or questo mio capo prendi; al tuo furore il debbo. SENECA Se perder vuoi seggio ad un tempo e vita, Neron, sicuro è il mezzo; Ottavia uccidi. NER. Vendetta avronne ad ogni costo. OTTAV. Ah! mille morti vogl'io, non ch'una, anzi che danno lieve arrecare al signor mio. TIGEL. Ma il tempo piú stringe ognora.
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