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Aggiornato: 2 maggio 2025


Taci omai dunque, e va; per me t'adopra. SENECA Assolute parole odo, e cosperse di fiele e sangue. Ma l'evento aspetto, qual ch'ei sia pure. Ogni mio ajuto è vano a' tuoi disegni, e reo. Che a sparger sangue Neron per se non basti sol, chi 'l crede? E con te pur la tua virtú mentita, altero Stoico, abbatterò.

Figurati, una volta si punsero apposta un dito per bere il sangue l'uno dell'altro.... quando ti dico romanzi! Marta si interessava, avrebbe voluto chiedere di più, ma la faccia di Gerolamo, che sembrava quella di un filosofo stoico in mezzo alle follie del mondo, le dava un po' di soggezione.

Lo spettacolo babilonico, allieta, stordisce, spaventa, e soltanto lo stoico, che l'ha compreso, è tranquillo.

Intatta se a te serbar piacea l'alta tua fama, ed incorrotto il cor, perché l'oscuro tuo patrio nido abbandonar, per questo reo splendore di corte? Il vedi: insegno io non Stoico a te Stoico; e il mio senno, tutto il deggio a te solo. Or, poiché tolto ti sei, quí, stando, il tuo candor tu stesso; poiché di buono il nome, ov'uom sel perda, mai nol racquista piú; giovami, il puoi.

Pure, tanto era nel figlio l'amore allo studio, tanta era la onesta ambizione nel padre, che questi al finire delle vacanze, gli aveva posto in mano dugento lire, strappate a fatica da tutti i capi del bilancio domestico, e lo aveva rimandato a Torino. Ci caveremo la fame coll'appetito; aveva detto il vecchio con una fermezza da stoico; ma tu diventerai un gran medico.

Dopo indefessi studii, Sopra vantate carte Giustin vedea non fulgere Fuorchè bugiarda un'arte Con cui l'audacia illudere Del fervido mortal, E il ver col falso mescere, E la virtù col mal. A nobil ira il mossero Il vil, cinico riso, L'epicurea mollizie, Il duro stoico viso; In tutte scuole un'invida Di laudi fame e d'or; Sul labbro la giustizia, L'iniquit

Andammo uno dietro l'altro dal barbitonsore, senza dirci una parola. Ciascuno di noi sembrava compreso del sacrificio, tranne forse Gustavo Chiesi, il quale conservò sempre l'attitudine dello stoico. Sotto il rasoio a più d'uno di noi si riempirono gli occhi. Federici e don Davide furono del numero. Non si aveva paura, nessuno pensava alla paura, ma l'emozione, più forte di tutti, rompeva la diga.

Questi insegnamenti, misti alle conversazioni politiche, ai ricordi del campo, alla lettura di Plutarco e alle lezioni di scherma, avevano fatto opera gagliarda nell'animo sensitivo di Lorenzo. A quarant'anni, ammaestrato ad una simile scuola, sarebbe riuscito uno stoico; ma non aveva ancora diciott'anni, e lo aspettavano certe battaglie, alle quali si mostra inerme quel petto che era pur dianzi tetragono ad ogni avversit

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