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Aggiornato: 17 settembre 2025


Se lo conosco, signora... se lo conosco.... Figuratevi! egli era qui seduto su quella medesima poltrona, mezz'ora innanzi che giungeste voi, e mi stava pregando... mi stava dicendo.... Insomma, oggi stesso e' doveva presentarmi a voi. A me? voi? Ah, mi ricordo... mi parlò di un signore, suo amico.... Sicuramente. Infatti il vostro nome non mi giungeva nuovo.

Passando vicino al monumento che sorgeva prima nella valle e di cui pure non restavano che alcune pietre, l'uomo abbacinato che stava ancora seduto sopra un gradino rimasto intatto, mi disse porgendomi un fazzoletto bruttato di sangue: recatelo alla signora del castello.

Un uomo calvo, magro, e ravvolto in un lacero arnese, che pareva un capotto da militare, stretto ai fianchi da una corda stava seduto dinanzi al cammino, covando alcune bragie prossime alla consunzione. Un gatto gli era accosciato sulle ginocchia, e gli serviva col suo calore di supplemento a quel fuoco in miniatura.

Non sembrava possibile che resistesse alla vita che conduceva. Non usciva, quasi non mangiava, non si moveva, non si distraeva; stava continuamente seduto al cembalo, assorto in una beata ammirazione delle povere cose ch'uscivano dalla sua mente ammalata.

Il signor Galli accasciato, affranto, si era seduto. Nora si era appoggiata alla sua poltrona: essa aspettava, aspettava che parlasse, che le rispondesse, che le dicesse che cosa doveva fare;.... aspettava. Il signor Galli si asciugò gli occhi col palmo della mano, si raccolse, si sforzò, finchè l'uomo serio, grave, riprese il sopravvento.

Il dottor Ambrosi si era seduto sopra una lunga poltrona in felpa gialla, presso la contessa Ginevra, abbandonando la testa sulla spalliera colla famigliarit

Il Vharè fece un'altra smorfia. Si vedeva seduto dietro il bigoncio, all'ingresso d'un teatro, fra due portieri, e gli sembrò di udire dietro le spalle il riso schernitore di Lalla. Allora, per svagarsi, cominciò a numerare sbadatamente i biglietti di banca: erano tutti nuovi fiammanti. Come mai?

E m'indugiai nell'imaginare i progressi della paralisi, nel formare dentro di me imagini di colui a similitudine di quelle che mi dava il ricordo del povero Spinelli. E me lo rappresentavo seduto su una gran poltrona di cuoio rosso, pallido d'un pallor terreo, con tutti i lineamenti della faccia irrigiditi, con la bocca dilatata e aperta, piena di saliva e d'un balbettio incomprensibile.

Seduto che fu in una poltrona damascata il nuovo venuto che se bene inferiore in grado ai due principi della Chiesa (che modestia!) non mostrava perciò verun imbarazzo od umilt

L'agonia della aspettativa si prolungava nel modo più straziante; io non avrei mai creduto che il silenzio potesse torturare con tanta raffinatezza. Una sera, sentendomi un po' meglio, Alessio giuocava seduto sul mio letto. A un tratto esclamò: Ma perchè nostro cugino non viene più?

Parola Del Giorno

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