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Aggiornato: 11 maggio 2025


Ma il ministro non gli diè tempo di tradurre in atto quell'impeto di collera, e, facendosi barricata di una sedia a bracciuoli, gridò a sua volta con voce di tuono: «O re, la tua ira mi ha tutto rivelato... Il mio sospetto è omai certezza... Poichè non si tratta che di una questione di naso, io ritiro le mie dimissioni». Il re ed il ministro stettero alcun tempo immobili, guardandosi in silenzio.

Macario sentì un tuffo al cervello, gli si annebbiarono gli occhi, gli si piegarono le gambe e cadde sopra una sedia. E pensare che sono stato io! io! Poi, a Celestina, che si nascondeva la faccia: No: la colpa è mia! non ho diritto di vendicarmi: non temere.... ma voglio una confessione schietta, schietta. Da quanto è che?.. Celestina, singhiozzando: Da cinque anni. Da cinque anni??..

Il piccolo cancelliere si alzò, fece un arco della schiena, afferrò una sedia, l'alzò di peso, l'offerse; il fabbriciere spalancò una enorme scatola, schiuse un sorriso cretino, si ripulì le labbra colla lingua e mormorò un «possodolce come una ciliegia bucherata dai passeri; il bell'Ernesto se ne ritornò al bigliardo, con aria dispettosa.

Volevo dire che dubiterò; e il dubbio è sempre scortese; ne conviene? Secondo la maniera di esprimerlo; ripigliò il cherubino. Orbene, disse il priore, stringendosi nelle spalle, prendiamo la forma più mite. Qui vedo due cose, egualmente temibili. O si tratta d'uno scherzo.... A queste parole, il cherubino scattò sulla sedia.

Appunto dopo il terzo inutile tentativo egli s'era lasciato ricader sulla sedia velandosi la faccia col fazzoletto, quando la Luisa, che insieme con la cuoca vegliava la sua padrona, spinse adagio adagio i battenti dell'uscio, e sporgendo la testa disse: È lei, signor conte? Egli trasalì. Che c'è?

Che devo fare? Non senz'avermi risalutata, spero... Arrivederci, Mario. Addio. Ella fu a un punto di balzar dalla sedia, di corrergli dietro, di richiamarlo; ma le forze la tradirono. Non potè che esclamare: Dio mio, Dio mio! Vergalli era ormai fuori della stanza, scendeva come un ebbro la scala, non poteva udirla.

No, non si regge interruppe Bardelli facendo per alzarsi dalla sedia. Ma il professore, un po' piccato, lo trattenne pel braccio. Come non si regge?... E che cosa guarda? È forza riconoscere che Bardelli, perduto assolutamente di vista l'imperativo categorico, fermava la sua attenzione sopra una minuscola torre di Babele che Bebè andava via via erigendo co' suoi cubi e che minacciava rovina.

Il signor..... come si chiama?.... sapete, il pittore..... che mi fa una dichiarazione. Ma non faccio per celia; una vera dichiarazione in tutta forma! Tutti si avanzarono guardando Armando. I più vicini si misero a ridere con quell'insolenza che allora era di moda. Egli cadde su una sedia, coprendosi la faccia con le mani.....

Era un gaio spettacolo, segnatamente dopo l'ora del teatro, quando si fosse fatto il naso a quella mescolanza di odori grossolani e gli orecchi a quel cicaleccio svariato e confuso, nel quale tratto tratto soverchiava una brutta parolaccia, che faceva arrossire sulla sua sedia curule, e in mezzo a' suoi trofei di mandorle e fichi secchi, la pudibonda padrona.

Lo sguardo della piccina incantata passava dal calamaio a un fermacarte di cristallo, sotto il quale si vedeva la chiesa di San Pietro, col cupolone, la piazza e la gente in cammino, tutto colorato. Sedete fece a un tratto il vecchietto, dopo una rumorosa soffiata di naso pigliatevi, , una sedia, quella nell'angolo, brava, sedete pure.

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