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Aggiornato: 2 giugno 2025


Noi siamo stati presenti a qualche loro adunanza, e abbiamo visto che anch’essi, ahimè! questi uomini egregi, aveano le loro debolezze. Ma anche fuori sodalizio, essi non erano esenti dai difettucci che un arguto scrittore sardo del sec. XIX, Giuseppe Manno, dovea battezzare: Vizi dei letterati.

Fra il 27 e 28 maggio l'esercito alleato iniziava quel gran movimento di fianco dal Po al Ticino, che fu la più abile manovra strategica della campagna. Il 29 maggio l'esercito Sardo, meno la quinta divisione rimasta a difesa della riva destra del Po, si concentrava sopra Vercelli per passare la Sesia sui ponti che vi erano stati gettati. Il 30 la divisione Cialdini passò per la prima.

Il marchese di Normanby scriveva, il 28, da Parigi a lord Palmerston ragguaglio d'un colloquio da lui tenuto col marchese di Brignole ambasciatore sardo in Francia. Il Brignole gli ripeteva, fondandosi sopra un dispaccio di Torino, le ragioni pur ora esposte; e insisteva sul fatto «che Carlo Alberto aveva respinto con un rifiuto la prima deputazione venutagli da Milano, quando la citt

«Noi abbiamo preso tre bandiere, trenta cannoni e seimila prigionieri. L'esercito Sardo ha lottato con grande valore contro forze superiori. Esso è degno di marciare al vostro fianco. Soldati! tanto sangue versato non sar

Cattivo augurio pel passaggio, tanto tempo meditato, del fiume! Non vorrei che l'esercito meridionale precipitasse alla sua volta in una via incassata. Ho paura gliela scavino i guastatori del re sardo! Codeste strade profonde e serpeggianti a foggia di arterie, le quali aggruppansi a Capua e facilitano le sorprese nemiche, segano in varie guise la campagna sulle due rive del Volturno.

Il trionfo di Melazzo fu comprato a caro prezzo; il numero dei morti e dei feriti nostri fu immensamente superiore a quello del nemico. I generali Cosenz, Corte e Corrao allora colonnelli furono tra i feriti. E qui giova ricordare le armi pessime di cui han dovuto sempre servirsi i nostri poveri volontarii. Colpa principale, il Governo Sardo.

Il dado era tratto, la guerra dichiarata, e il 29 aprile un corpo di austriaci comandato dal generale Giulay invadeva il territorio sardo. L'esercito Piemontese si concentrava sulla destra del Po, tra Casale e San Salvatore, fiancheggiandosi con Alessandria, aspettando che il nemico avanzasse se lo avesse osato. Nella giornata del 30 giungevano a Torino ed Alessandria le avanguardie francesi.

E se noi non diamo retta a questi segni augurali riducendoci ai nostri accampamenti d'oltre Volturno, se vogliamo che i polli bevano, perderemo la battaglia contro il re sardo. Contro il Borbone, tu vuoi dire! No, no, contro il sardo, il quale venne qui per fare la guerra a noi. Con le armi?

Garibaldi gli cavalcava alla sinistra, e a venti passi di distanza il quartiere generale garibaldino alla rinfusa col sardo. Ma a poco a poco le due parti si separarono, respinta ciascuna al proprio centro di gravit

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