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E dopo cento anni e più di quel rimescolamento di genti senza nome e senza missione visibile, come un tempo la piena dell'acqua che ricopriva il globo si concentrava, retrocedendo, in laghi, fiumi ed oceani, si videro emergere dal turbinìo delle moltitudini i Popoli, collocati a seconda delle loro tendenze e del disegno di Dio dentro a certi confini.

Fra il 27 e 28 maggio l'esercito alleato iniziava quel gran movimento di fianco dal Po al Ticino, che fu la più abile manovra strategica della campagna. Il 29 maggio l'esercito Sardo, meno la quinta divisione rimasta a difesa della riva destra del Po, si concentrava sopra Vercelli per passare la Sesia sui ponti che vi erano stati gettati. Il 30 la divisione Cialdini passò per la prima.

Il presidio nemico si concentrava naturalmente nel mugnaio, ed io, nascosto dietro una roccia, lo vidi varie volte alla solita ora comparire sopra il suo asino, sul vertice d'una collina dietro la quale s'ascondeva il mulino. E dopo tanti anni mi pare ancora di vederlo.

In che modo? quando? Giammai forse! e' si diceva. Ma egli concentrava tutte le forze ardenti della sua anima su questo punto, viveva di quest'ora di sogni. Vuoi delle ova? dimandò Bambina, passando a costa di suo fratello nel giardino e ribassando la sopragonna cui aveva riboccata sul capo. No, rispose Don Diego, continuando a passeggiare.

Il dado era tratto, la guerra dichiarata, e il 29 aprile un corpo di austriaci comandato dal generale Giulay invadeva il territorio sardo. L'esercito Piemontese si concentrava sulla destra del Po, tra Casale e San Salvatore, fiancheggiandosi con Alessandria, aspettando che il nemico avanzasse se lo avesse osato. Nella giornata del 30 giungevano a Torino ed Alessandria le avanguardie francesi.

Finchè l'agitazione repubblicana si concentrava tutta, per assenso di popoli inserviliti, in un solo fôco, Parigi, era facile invigilarla e combatterla; non così quando, emancipati gli animi dal pregiudizio che affidava l'iniziativa perenne del moto alla Francia, sorgesse in più punti, assalitrice ovunque vivesse istinto di nazione e coscienza di diritti violati.

Quasi mezzanotte. Il fuoco si covriva di cenere, nel caminetto; la stecca che sfogliava i libri era caduta dalle mani di Paolo, a terra; non un rumore saliva dalla deserta via di Costantinopoli, dove egli abitava; non un rumore nella sua stanza. L'ampio paralume concentrava la luce in un cerchio presso la gran poltrona dove egli giaceva sdraiato; e il resto della stanza era in penombra.

Non poteva perdonargli; non poteva, no. Eppure quando Sandro capitava , e si mostrava così servizievole, così affezionato, il fratello maggiore tornava in pace con lui, e il suo risentimento si concentrava sulle Scaramelli e su don Giorgio Castellani, per il quale aveva in serbo un sacco d'improperi, che avrebbe voluto rovesciargli sul capo, levando il sacro, levando... Anzi senza fare questa fatica, poichè don Giorgio ci aveva pensato da , spretandosi per fare la gran pazzia di sposare la Cristina.

Sibbene, nel congiungersi le due mani inguantate ebbero un piccolo fremito; il lungo strascico parve avesse avvolto nelle sue onde il bel cavaliere, nelle sue onde simiglianti a quelle perfide del mare; la musica sbuffava giocondamente in iscoppii di risa; i fiori sembravano coppe dove ardeva l'incenso del loro profumo; le gemme combattevano follemente di luce con le fiammelle dei lumi: quei due erano giovani, belli e felici nel turbine che li rapiva e le bocche rimasero mute, mentre negli occhi si concentrava tutta la vita, tutto il godimento di quel rapidissimo istante.

Io voleva la mia parte di bene, di amore, di ebbrezza: ero stanca di lacrime, di abnegazione, di mortificazioni. Mentre Giustino Morelli si concentrava nelle poetiche visioni, in me tutti gli istinti della vita e della giovinezza fremevano, rivoltandosi, contro il dolore.