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Aggiornato: 25 maggio 2025
Al patrizio Brignole non si affacciava la semplice idea che un repubblicano potesse vagheggiare nell'animo la Italia Una fatta repubblica.
Non fu che sul mattino del 7 agosto, due giorni dopo la dedizione di Milano, quando non un solo milite piemontese rimaneva sul territorio lombardo, che il Brignole richiese intervento. Era derisione o stoltezza? E fu stoltezza o impudenza di chi sa che la maggioranza della Camera accetta ciecamente ogni affermazione ministeriale, quella che v'indusse a muovere accuse ai repubblicani francesi?
Il marchese di Normanby scriveva, il 28, da Parigi a lord Palmerston ragguaglio d'un colloquio da lui tenuto col marchese di Brignole ambasciatore sardo in Francia. Il Brignole gli ripeteva, fondandosi sopra un dispaccio di Torino, le ragioni pur ora esposte; e insisteva sul fatto «che Carlo Alberto aveva respinto con un rifiuto la prima deputazione venutagli da Milano, quando la citt
Ricordo Balbo, che, mentre io fondava la più unitaria di tutte le nostre associazioni politiche, stampava che io voleva ricostituire le repubblichette del medio evo. Così il vostro Brignole accusa il Bastide, perchè avverso a un ingrandimento territoriale di casa Savoja, di voler favorire la divisione dell'Alta Italia in piccoli Stati.
E quella strada veniva facendosi a mano a mano più lunga, poichè le gambe erano più tarde, e quei due ne avevano sempre più da sgranellare, innanzi di separarsi, come prudenza voleva, dietro il palazzo Brignole rosso.
Io non noterò come il 13 marzo il vostro ambasciatore in Parigi non avesse ancora col Governo della repubblica relazioni officiali. Non dirò i rimproveri fatti al Governo provvisorio lombardo per un timido indirizzo alla Francia. Non parlerò delle istruzioni date agli agenti vostri perchè esagerassero in Parigi le diffidenze italiane, e spegnessero, calunniando colla stampa, ogni simpatia coi Lombardi. Ma il 6 aprile protestavate formalmente contro l'assembrarsi dall'esercito alle Alpi. «Non posso intendere» scriveva il vostro ambasciatore Brignole «quali siano i motivi che hanno potuto spingere a credere la sicurezza e la gloria della repubblica esigere l'avvicinarsi dei suoi soldati alla frontiera delle Alpi. Non è quella una frontiera amica?... Perchè parlare di guerra, d'entrare in campagna?... L'agglomerazione di un corpo considerevole presso ai dominî del re potrebbe suscitare inconvenienti gravissimi». Ed il 7 aprile insisteva in nome vostro l'ambasciatore: «È necessario che la Francia intenda ben questo: se mai l'esercito della repubblica varcasse l'Alpi senz'essere chiamato... l'influenza della Francia e delle idee francesi in Italia sarebbe per lungo tempo perduta. Non si vuole l'appoggio militare della Francia, se non il giorno in cui una strepitosa disfatta avr
Le date v'uccidono, e lo sapevate. Che importa il dispaccio spedito il 23 luglio dal marchese Brignole, sul quale la vostra stampa ha menato tanto romore? Opporrete, voi ministro, ai documenti ufficiali il ragguaglio essenzialmente incerto d'una discussione segreta del Comitato degli affari esteri?
Ma in quel mezzo aveva scorto due carabinieri, i quali salivano l'erta, rasentando il palazzo Brignole, e, posto il caso si fosse liberato dai due sergenti, gli avrebbero impedito ogni scampo. Però, trattenendo il pugno a mezza rada, s'era contentato a protestare contro i modi delle guardie, e aveva finito col dire: orbene, poichè vi piace tanto la mia compagnia, vengo con voi.
Come tipo di bellezza ammirabile, la marchesa di Rocca Vignale avrebbe fatto onore, anche dopo il ritratto della Paolina Adorno dei Brignole, al pennello sicuro ed elegante di Antonio van Dyck, o al mollemente arguto di Tommaso Lawrence, per cui non ebbero segreti le morbidezze, i tondeggiamenti e le lisciature della forma moderna.
Parola Del Giorno
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