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Aggiornato: 27 settembre 2025
In... In... In... In sette atti. |Uno de' lettori|. Badate che Grisostomo vi fa il torto di credervi pedanti. |Grisostomo|. Io? No davvero. Ma, Dio mio! siamo in certi tempi che... |Tutti|. Poveruomo! Lo sappiamo meglio di te che 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, sono tutti numeri buoni in faccia alla ragione drammatica. Cosí fossero sempre buoni anche in faccia al cassiere del lotto!
Lo sappiamo, forse?... Mio marito non è riuscito ad osservarlo, non gli ha potuto strappare una sola parola. Dichiara che sta benissimo! E non digerisce, passa le notti insonni.... Neurastenia, dispepsia nervosa, probabilmente.
E giunto così alla primavera del 1505, dopo aver scritto in quel modo che sappiamo al conte Fiesco, suo compagno di gloria, così scriveva desolato ad un altro amico, a Don Diego di Deza, fatto arbitro un istante, ma senza frutto, della sua querela col re.
Il sindaco proseguì: Tutto è cambiato adesso; noi abbiamo aperto gli occhi e sappiamo far di conto; i paternoster e i deprofundis non bisogna pagarli più di quel che valgono. Io rappresento il Re, io vi amministro e voi non mi date stipendio. Il prete rappresenta Dio che ha detto: il mio regno non è di questo mondo: con qual diritto il prete usurpa i terreni che non coltiva? Verr
Un debito di amicizia e di gratitudine mi aveva consigliato il giro largo a Segovia; ma dovevo correre a Siviglia per certi negozi, che non volevano indugio più lungo. Genuensis, ergo mercator; soggiunse egli sorridendo, per modo di conclusione. Sappiamo, sappiamo; disse il re, accennando una scranna, ed invitandolo con gesto benigno a sedergli vicino. E siete ritornato, e vi terremo, non è vero?
O che sappiamo noi: verso quattr'ore.... No, eran quattr'ore e mezzo... E lì di nuovo il racconto di quello che avevano sentito e avevano fatto. Egli disse, ch'era andato appena a letto, lo sapevano, soleva far molto tardi, la sera studiava sempre, quando sentì quell'inferno!
Questo nome di repubblica, che noi pronunciamo con tanta franchezza, è terrore a molti, i quali non s'attenterebbero di proferirlo, se prima non avessero esaurito tutte l'arti di perifrasi e circonlocuzioni, che il linguaggio somministra a chi scrive. Perchè? Nol sappiamo. Si stanno tremanti del nome, non della cosa. Se a ognuno d'essi s'affacciassero, senza tradurle in un solo vocabolo, le condizioni di reggimento, che noi abbiamo pur ora accennate, pochissimi rifiuterebbero consentire: ma s'arretrano paurosi davanti alle imagini d'un terrore, che accompagnò negli anni addietro non la repubblica, ma un tentativo di repubblica, una guerra repubblicana davanti ai simboli d'un tempo che non è più, che per noi non fu mai, nè sar
Saba Malaspina, cont., pag. 356. Bart. de Neocastro, cap. 18. Saba Malaspina, loc. cit. Questi discorsi di Ruggiero e Bonifazio son portati da Saba Malaspina, cont., pag. 356 a 358, non sappiamo se per uso istorico, o perchè ei li seppe veri. In ogni modo mi è parso conservarli; e molte inutili frasi n'ho tolto, poco o nulla aggiuntovi del mio. Saba Malaspina, cont., pag. 358.
E costoro diranno: «Di quest'arte noi sappiamo il recipe, e di queste idee non ascendiamo pei raggi della luna alla luna, nella notte, per raggiungerle col
Ella rimase fulminata. Era dunque finito tutto? Noi lo sappiamo, il presentimento che tutto potesse finire in questo modo le aveva gi
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