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Aggiornato: 24 giugno 2025
Ma Andrea di Santasillia era lontano assai dal pensare al subbuglio ch'era succeduto per lui in quel piccolo mondo. Egli ritornava a casa sua come in un ultimo rifugio e sempre in cerca di quella pace, che invano aveva sperato trovare ne' lunghi viaggi in paesi lontani e in una vita austera tutta dedicata allo studio e al lavoro.
Quelle venti o trenta persone, che rappresentavano il sancta sanctorum del bel mondo veronese, e al club si appartavano per conversare in un circolo altrettanto intimo quanto ristretto, e che si riunivano al lunedì dalla marchesa d'Arcole, al mercoledì dalla generalessa Brocca di Broglio, e al venerdì da madama Kraupen, erano state scosse nella loro inerte monotonia da una notizia importante: il conte Andrea di Santasillia ritornava a Verona.
Invece Scipio Spinola voleva fare lo spiritoso; ma diventava rosso rosso, sembrava nervoso e non diceva altro che sciocchezze. Insomma tutti e due erano turbati assai per la presenza del Santasillia, e non vedevano l'ora e il minuto che se ne andasse pe' fatti suoi.
Poeta, e sempre idealmente innamorato, l'ascetismo di Andrea di Santasillia non era cupo e freddo come quello del prete cattolico; ma gli entusiasmi del cuore, l'onda calda del sangue giovane e casto gli facevano vedere quasi tinte di rosa le promesse del premio avvenire, in cui riuniva, con una suprema e alta armonia, l'amore santo di Dio e l'amore umano dell'Adele.
E fu proprio lui, Marco Baldi, che condusse la prima volta il Santasillia dalla contessa di Castelguelfo. Andrea e la Baby erano parenti, dunque fra loro non c'era bisogno di presentazioni; ma pure il Santasillia aveva tardato assai a conoscere la Contessa personalmente, e fu proprio per caso che s'incontrarono. Andrea viveva ritiratissimo; non facea visite, non riceveva amici.
E alle signore si univano i giovanotti, i segretari della fiera, e anch'essi facevano il chiasso e offrivano roba al Santasillia, il quale, col cappello in mano, non faceva altro che salutare e ringraziare a destra e a sinistra e si sentiva sempre più impacciato.
Il culto dell'anima era un pretesto, era una blague!... E raccontava, in proposito, una sua storiella, secondo la quale il Santasillia, fatto prigioniero durante un'esplorazione, era stato trattato dai selvaggi in modo così barbaro da essere poi costretto a fare quel certo voto.
Marco Baldi, sempre ossequioso quando si trovava in presenza del Santasillia, dietro le spalle ne diceva di cotte e di crude: specialmente a proposito del voto faceva pompa di tutto il suo spirito. Cheh, cheh!
Intanto la Brocca di Broglio, la Kraupen, la marchesa d'Arcole che, per quanto avessero cercato, non erano ancora riuscite ad acchiapparlo, parevano diventate matte. Figurarsi: poter avere il Santasillia che non andava in nessun posto!
Insomma, a guardarlo e a studiarlo bene, c'erano in lui quasi due nature, come due semi in uno stesso nocciolo: il conte Andrea di Santasillia che sentiva la seduzione degli studi e della vita moderna, e il pupillo del Cardinale che, a volte, pativa di scrupoli.
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