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Aggiornato: 7 giugno 2025
Il respiro un po' ansioso, a causa del visitatore e di ciò che costui raccontava, dava alle labbra un fremito elettrico. Don Domenico non le indirizzò la parola. Ella levò appena gli occhi e li portò appena su di lui. Don Diego ascoltava. Ad un tratto, l'impiegato salutò la giovinetta, tese la mano a Don Diego ed uscì dal salone.
Inoltre, nulla da leggere, tranne due o tre giornali insipidi e infarciti di quei fatti diversi che poi son sempre gli stessi. Oh, i nervi della duchessa! Il duca non represse abbastanza un nuovo sbadiglio, che sonoramente echeggiò nel salone. Eh, finiscila un po'! gridò la duchessa infastidita: non sai far altro! E che ho da fare? gemette il duca, dal fondo della sua poltrona.
Non tanti, poi, signora Lieti osservò Giovanni Serra, quasi facendo una correzione di pura cortesia. Allora, tutto va bene, vi lascio insieme concluse la gentile e frettolosa padrona di casa, allontanandosi verso gli altri gruppi che popolavano il suo salone.
Di guisa che, uscendo, S. E. l'accompagnò fino all'anticamera, cosa inaudita! Per un caso bizzarro, monsignor Laudisio aspettava nel salone l'udienza del ministro. Gli sguardi dei due vescovi s'incrociarono.
Mi accompagnò nella mia camera, facendomi traversare un deserto e tetro salone, dove poche settimane prima era caduto un fulmine; le finestre e il camino avevano sofferto, come la parete esterna che si era spaccata, e lasciava scorgere il cielo azzurro. Nulla era stato fatto per riparare in qualche modo a quello sconcio.
Appena arrivato cercai subito il palazzo Grappelli, e trovatolo, mi accorsi che meritava veramente la denominazione di palazzo. Un'ampia corte interna, belle scale in pietra, un salone magnifico, dove era stato eretto un teatrino, molte stanze con soffitti dipinti e pareti adorne di affreschi, ed infine in mezzo ad alcune costruzioni laterali in pessimo stato, una torre in rovina rivelava che un tempo vi era una fortezza e che quel palazzo era stato la residenza di ricchi signori. Ora però tutto era in stato di completo abbandono e le stanze poveramente mobiliate e con reliquie di tempi migliori. Mi si assicurò che questa famiglia, al pari di molte altre della citt
Baciò di fuga il guanciale di Lisa, e discese precipitoso nel salone. Grande sventura, padrone, grande sventura gridò egli entrando Madamigella Lisa se l'è spulazzata. Triplo idiota! urlò il dottore, fulminando Trust di uno sguardo di collera ed allungandogli un calcio, per un resto di vivacit
Nel salone giallo e oro solo il grande pianoforte era nero, mentre dalle finestre spalancate il sole entrava accendendo miriadi di fiammelle su tutte le dorature e riempiendo l'aria di un pulviscolo rutilante. Una emozione di pianto rattenuto contrasse la bocca della fanciulla alle prime battute.
Uscì dalla stanza chiudendo la porta dietro di sè. Mi lasciò sola nel suo magnifico salone; coi miei abiti dimessi, col mio cappello di paglia nero, colla mia necessit
Lodovico intanto, nella sua camera isolata, sentiva tratto tratto il rumore lontano di una porta che si chiudeva. L'orologio del salone, da cui era molto distante, suonò dodici colpi. «È mezzanotte,» diss'egli, e guardò per la camera.
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