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Aggiornato: 19 luglio 2025


Chi si tolse il peso enorme di scolpare il pontificato avverte come il Papa si oppose a che Liutprando usurpasse Ravenna, ed anzi non quietò se prima con esortazioni, e con profferte di soccorsi non ebbe mosso Orso doge di Venezia a ripigliarla ed a restituirla all'esarca; la quale cosa intendendola come si manifesta menerebbe alla conclusione, che il Papa dannava in altrui quanto per sosteneva buono; il panno mostra la corda; egli non pativa aumento di potenza nei Langobardi, e poichè per allora non la poteva pigliare per procurava la rendessero al greco imperatore, come quello a cui debole essendo e remoto si poteva con più agevolezza a tempo ed a luogo cavare di mano. Perché i Veneti non si tenessero Ravenna non fie difficile indovinare; fatti i conti più volte, essi avranno trovato che cavavano più utile dare, che tenere Ravenna a cagione dei traffici loro in oriente, i quali avrebbero sofferto forse irreparabile danno se si fossero accapigliati co' Greci: lo interesse, ch'è la più salda canapa per filare legami fra gli uomini, in cotesto tempo teneva stretti insieme Veneti e Greci; di vero Gregorio si pose in balìa ai Veneti per disperato, essendo prima ricorso a Carlo Martello, che al non volere (stando egli allora in procinto di rompere guerra ai Salici ed agli Aquitani) dava colore onesto di non potere, però che Liutprando gli avesse salva la vita sul campo di battaglia e per giunta adottato il suo figliuolo Pipino, onde Gregorio III successore di Gregorio II, il quale di coteste lustre s'intendeva, appena seppe Carlo Martello sviticchiato dalla guerra salica, ed aquitana, lo tentò da capo mandandogli solenne ambasceria con lettere, e doni. Ancardo preside degli oratori lo avrebbe chiarito meglio a voce; fra i doni, le catene, e le chiavi di San Pietro; fiero e pure unicamente verace simbolo di quanto il Papato operò per la Italia, fornì le catene allo straniero onde la incatenassero: chè le chiavi poi fossero consegnate a San Pietro per serrare e disserrare il cielo e lo inferno le sono novelle, ma che con esse in mano il Papa ricordi avere sempre aperto, funesto portinaio, e maligno le porte della nostra Patria allo straniero è verit

Il professore, prima di venire a trattare di quanto era rimasto della grand'opera di Carlomagno, degli avanzi della legge salica, della ripense, della borgognona ecc., e di risolvere se i capitolari fossero tolti dal diritto romano, ciò che formava l'oggetto principale della lezione di quel , facendo precedere una digressione storica, aveva cominciato ab ovo, vai dire dalla divisione del regno dei Franchi dopo la morte di Pipino; poi toccato, in passando, di Carlomanno e della sua morte, entrò finalmente a parlare di Carlomagno, della sua puerizia, del suo carattere in tutto germanico, della sua incoronazione, della prima guerra d'Aquitania, delle cagioni che prepararono le sue conquiste, della caduta del regno dei Longobardi.

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