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Aggiornato: 24 giugno 2025


Egli era il Genio, il puro e formidabile Genio latino, ora glorificato, ora vituperato dall'impetuosa ed esaltata gioventù d'Italia. Viveva solitario e lontano dal mondo, sordo ai clamori che si facevano intorno al suo nome; disdegnoso di laudatori come di detrattori; impassibile dinanzi all'invettiva o all'acclamazione.

La voce di Nora era alta e chiara; ma il Galli non intese queste ultime parole: non tanto perchè fosse sordo, quanto perchè era troppo confuso. S'inchinò un'altra volta, poi balbettò: Sono a' suoi ordini, signora.... e non ebbe il fiato, il coraggio di aggiungere: duchessa.

Provò a scotere il paletto e a spingere un vecchio uscio sgangherato che lasciò vedere una cucina affumicata piena di mosche. Davanti al camino stava seduto un vecchio massaio colle mani aperte su un focherello invisibile, immobile sulla sua sedia di legno come se fosse anche lui lavorato nel legno. Galantuomo! non c'è nessuno? Il vecchio di legno non si mosse. Era sordo.

Don Carmelo, che in quel punto aveva per le mani Pulcinella, cavato di tasca il fischio di canna e mèssolo in bocca, strillò: Cardello! Cardello! E fece muovere la mano di Pulcinella in atto di chiamare, Cardello rimase a bocca aperta. Cardello! O che sei sordo? riprese Pulcinella. Mi vuole davvero?

Ma allora Lei... scattò su Topler, e s'interruppe. Dopo un lungo mugolio sordo, come chi esita davanti a una parola, riprese a voce bassa guardando qua e l

Quando questo ebbe battuto dieci colpi, cominciò a partir qualche rumore dal palazzo del Palavicino, indi voci indistinte e nitriti di cavalli che risuonarono per tutta la contrada, e dopo qualche po' d'ora, lontan lontano s'udì come un rumor sordo di ruote scorrenti, e via via anche un trotto serrato, che s'andò sempre più avvicinando, sino a che svoltando dal Borgo Nuovo, e facendo rimbombar l'acciottolato, una carrozza, o meglio una lettiga a ruote, che fu la prima forma di cocchio che i Francesi avevano introdotto in Italia, non facevano allora molt'anni, andò a fermarsi innanzi al portone del palazzo del Palavicino.

Nel turbine della notte, tra il fischio dei venti, tra il fragore dei tuoni, con le ossa dei defunti, col sangue umano, con sacrileghi riti, io ti chiesi.... allo Inferno, Dio eterno, rimettimi il peccato! allo Inferno: tutto fu sordo alla sventurata

Risonava il terreno per un galoppo sordo e continuo; la folla sterminata correva a veder la partenza dei Sovrani, a prender d'assalto i treni; e spinta innanzi dalla curiosit

Quando il mese di aprile incomincia, quando l'epoca della partenza si approssima, in mezzo a tanta soddisfazione, si fa luogo un senso di amarezza. Sulle prime è leggiero, inavvertito, si presenta nella solitudine, nel riposo: poi cresce, cresce, si rende assiduo, continuo, non se ne va più. È un dispiacere vago, come di una disgrazia che sia alle spalle; una cura segreta, indefinibile anche per chi la prova; un dolore sordo per qualche cosa che deve mancare o morire. Che cosa è? L'uomo s'interroga, si rivolta, si tormenta, non trova niente, e la pena è sempre l

Tutti quei galantuomini in torno a lui pendevano dalle sue labbra, presentivano con gioia un qualche strano avvenimento che alimentasse alfine le loro chiacchiere pomeridiane. Don Paolo Seccia, che era un poco sordo da un orecchio, disse impazientito:

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