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Aggiornato: 13 giugno 2025


Quando poi l'amico Pagani fece al Manzoni la poco piacevole sorpresa di dedicare a Vincenzo Monti, in nome del poeta, in modo alquanto infelice, il Carme per l'Imbonati, il Manzoni gli scrisse in termini abbastanza vivaci e risentiti. In quella lettera del 18 aprile 1806 che il signor Romussi ci ha fatta conoscere, son notevoli queste parole relative all'Astigiano: "Tu mi parli di Alfieri, la cui vita è una prova del suo pazzo orgoglioso furore per l'indipendenza, secondo il tuo modo di pensare, e secondo il mio un modello di pura, incontaminata, vera virtù di un uomo che sente la sua dignit

La fronte e gli occhî di Carlo Pisacane parlavano a prima giunta per lui; la fronte rivelava l'ingegno, gli occhî scintillavano di energia, temperata di dolcezza e d'affetto. Traspariva dalla espressione del volto, dai moti rapidi, non risentiti, dal gesto avventato incerto, dall'insieme della persona, l'indole franca, leale, secura.

La malattia del principe, la sua indifferenza per tutto quello che tanto occupavalo per il passato, quell'abbandono in cui aveva lasciato la Stampa non erano risentiti dal giornale, poichè l'Ubaldo, appena vide la moglie riavuta, ritornò imperterrito al lavoro e diresse la lotta contro i due ministri della Marina e di Grazia e Giustizia con quell'accanimento e con quell'acrimonia, che erano la forza del giornale d'opposizione. Un foglio ufficioso del presidente del Consiglio rispose a quel fuoco di fila con un solo articolo pieno di attacchi mal celati ad arte contro il principe della Marsiliana. Ubaldo Caruso, non sapendo se ribattere o no quegli attacchi, andò al palazzo Urbani e come al solito penetrò fino nella galleria attigua al salotto di don Pio, e chiese di essere introdotto. Il principe, che aveva udito la voce di Ubaldo, ordinò che passasse subito, e quella preferenza non sfuggì a donna Camilla, che non si era mossa dalla poltrona alla quale pareva attaccata come un'ostrica a uno scoglio: ella si convinse che don Pio, in mezzo a quella rinunzia a ogni attivit

Potevo io ritenere una lettera, in cui mio fratello mi accusava in termini risentiti di avervi troppo leggermente creduta, troppo facilmente assecondata? Ah! vi scriveva questo? , rispose donna Maria. E riprendendo il tuono amichevole di prima: Non me ne pento però, cugina; perchè sono persuasissima essere la vostra gelosia fondata.

Tuccio di Credi, veduto così sottosopra, cioè computando l'una cosa per l'altra, poteva anche passare per un bel giovinotto. La carnagione, è vero, traeva all'olivastro; ma non è detto che l'olivastro sia un brutto colore, e ci son molti a cui simili impasti di giallo e di verde non dispiacciono punto. E poi, s'accordavano bene con quella tinta scura i capegli e le sopracciglia nerissime; di guisa che sotto quella vigoria di toni fuligginosi, l'olivastro delle carni poteva acquistare l'apparenza di un amabile pallore. Ma anche Tuccio di Credi aveva un tipo mobilissimo, che giustificava pienamente l'osservazione beffarda del Chiacchiera. Incominciamo a dire che nel suo volto si notavano due parti distinte, la superiore virilmente modellata, a contorni risentiti e gagliardi, l'inferiore timidamente condotta, quasi appena accennata. Si sarebbe detto che la natura, facendo quella testa, si fosse annoiata a met

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