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Aggiornato: 23 maggio 2025
¹⁹⁶ Vedi v. I, cap. IV, p. 89. Era il marzo del 1793, e la Sicilia trascinavasi negli orrori della carestia. A renderli men gravi due commissarî generali vennero dal Governo con pieni poteri inviati separatamente in Sicilia.
Come in tutta la Sicilia così anche in Palermo dalla mezzanotte alle prime ore del giorno della Ascensione era un vociare confuso di pastori, un rumoreggiare assordante di campanacci, un belare di pecore, un mugghiare di vacche. Capre, buoi, interi armenti dalle montagne si menavano (e l’uso è sempre vivo oggidì) alla marina pel lavacro che dovea renderli immuni da mali durante l’anno: e capre e vacche, condotte in giro per la citt
Tanta improba rilasciatezza doveva colpire Ildebrando nel fondo del cuore, perchè egli comprendeva come, per rendere potenti ed autorevoli gli ecclesiastici, bisognasse renderli prima rispettabili. Egli aveva trovata in sè la forza di reprimere le altere richieste dei sensi, di resistere all'andazzo dei tempi. Pretendeva che anche gli altri rinvenissero tanto coraggio, ed in questa austerit
Ecco la storia della decadenza di quell'impero gigante che finì, come devono finire tutte le potenze edificate sull'ingiustizia e le violenze. Fra i lussi degli antichi c'eran le Terme, ossia i bagni, e vi si prodigavano ricchezze immense per renderli comodi, doviziosi e splendidi.
Gli accorgimenti di Manfredi non dovevano gran pezza durare; egli li aveva operati per sospendere i casi presenti, sapendo che da cosa nasce cosa, e il tempo la governa, e per dare a divedere all'Hochenberg che penetrava i disegni suoi, e poteva renderli vani. Infatti il Marchese pensando che il sottomettersi adesso dopo Manfredi non gli avrebbe fruttato molto utile, stimò meglio mantenersi nemico, ed aspettare occasione di vendere a caro prezzo la sua resa. L'occasione non tardò molto a venire. Vedeva Manfredi la petulanza dei fuorusciti napoletani, Morra d'Aquino, San Severino, che seco lui abitavano in corte del Papa; e con destrezza maravigliosa dissimulava, e gli oltraggi ricevuti altamente nell'animo imprimeva, divisando bene vendicarsene un giorno. Intanto Bonello di Anglone, suo capitale nemico, ottenuta dal Papa la investitura di parte del Principato di Taranto, per la strada di Alesina s'incamminava a prenderne possesso. Manfredi in quel giorno medesimo, avendo saputo che l'Hochenberg con lo esercito si avvicinava, mosse da Teano per andare ad abboccarsi con lui. Volle la fortuna, che per via s'imbattesse in Bonello, il quale tutto orgoglioso si avanzava tenendo la mano dritta del cammino. Manfredi scongiurava i compagni, affinchè adesso lo lasciassero stare, non sarebbe mancato tempo a trarne vendetta; ma essi risposero, che non avrebbero consentito giammai che si facesse un tanto spregio al figliuolo dello Imperatore Federigo. Le due compagnie si accostavano, nè quella di Bonello sembrava volesse cedere; allora Marino Capece, uomo di natura avventata ed amicissimo di Manfredi, trascorse col suo destriero, e percotendo con la mazza ferrata le spalle di Bonello: «Scendi, schiavo,» gli disse «e fa omaggio al figlio del tuo Re.» Questo fu il segnale della battaglia; posero mano alle spade, e cominciarono a menare. Il Principe, da che non aveva potuto impedire che accadesse quel fatto, si studiò che riuscisse felice; e da franco cavaliere spintosi con incredibile furia addosso al Bonello, lo afferra al cimiero, gli scioglie la barbuta che gli difendeva la testa, e col pugnale gli sega la gola: i compagni di Bonello, visto quel caso, fuggono a precipizio. La nuova giunse tosto in corte del Papa, il quale, infellonito per la morte d'Anglone, spedì gente a perseguitare l'uccisore. Manfredi, stimandosi male sicuro all'aperto co' suoi fedeli, si rifugiò nel castello dell'Acerra, dove rimase alquanti giorni. Bertoldo, visto Manfredi in disgrazia del Papa, gli si fece subito nemico, o con tutto il suo esercito ad Innocenzio si vendè. Il Marchese Lancia avvertì il suo nepote Manfredi, affinchè si partisse dall'Acerra. Manfredi adesso ramingo e profugo era venuto in parte che non aveva più terreno che lo sostenesse. Sperava ripararsi in Lucera, ma anche questa citt
Orazio in una tasca della mia giacca e due panini nell'altra, me ne vado ogni giorno al mio rifugio nel verde. Perchè i panini, dirai, e per chi? Pei cani che ho sempre amati e più sento di amare, dopo che gli uomini hanno lavorato più alacremente a renderli uggiosi, vedendo da per tutto la rabbia. Se i cani diventano idrofobi, non hanno poi tutti i torti. Li vogliamo amici ad ogni costo, e neghiamo loro ogni onesta libert
Non ebbimo che accendervi vicino un po' di polvere per renderli forse non apprezzabili da un nostro antiquario, ma accettabili da questa brava gente che si trovò pienamente soddisfatta degli stessi talleri che rimandammo dopo due minuti. Mercoledì 14.
Sente un fremito infinito; un immenso timore per la sua sorte, per le sue campagne, per le sue messi, per le sue mandrie; uno sdegno indicibile che altri, stranieri, abbiamo diritto di profanare, in tal modo, l'Italia, la sua Italia, di calpestarla, di rovinarla, d'impoverirla, di maltrattare gli italiani, di derubarli, di renderli schiavi, di ucciderli.
Gli antichi legislatori adoperavano le allegorie per colpire e persuadere le turbe, e vi riuscivano felicemente; se ne servivano per democratizzare, se così posso dire, i loro aristocratici pensieri e renderli comprensibili alle masse. Un potente ingegno immaginativo d'artista!
«È singolare un assassino, che trascina l'uomo che si suppone da lui ferito, proprio dinanzi all'uscio della sua abitazione, e quando gli ha posato il capo quasi sulla soglia, egli stesso la varca e si chiude, e si getta nel proprio letto senza pensare ad allontanare da sè i sospetti, anzi studiandosi di accumularli, di renderli, a così dire, palpabili, cercando di insanguinarsi le mani, i piedi, il volto, le vesti!
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