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E il dire che un po' piú un po' meno di lucidezza di sole renda affatto opposte tra di loro le menti umane, ed inaccordabili onninamente le operazioni intellettuali di chi vive tre mesi fra le nebbie con quelle di chi ne vive sei, è puerilitá tanto piú ripetuta quanto ella è piú facile a dar vita ad un meschino epigramma. O legger nulla o legger tutto fa d'uopo.

66 Ma perch'assai minor del paladino, che di Nabucco, è stato pur l'eccesso, sol di tre mesi dal voler divino a purgar questo error termine è messo. ad altro effetto per tanto camino salir qua su t'ha il Redentor concesso, se non perché da noi modo tu apprenda, come ad Orlando il suo senno si renda.

R amparsi lungo al fusto d'un sambuco E cco la veggio, oh quanto vaga e snella, L eggiadra, pronta, sedula, sagace! I o la richiamo come far solea: G alanta mia, perché mi fuggi, ingrata? I o son il tuo fidele Triperuno: O ve serpendo vai? vieni a me, vieni, N on ti levar da me, ché bona cura I o sempre avrò di te, fin che col tempo S i trovi chi ti renda a l'esser vero.

Si parlava con molto elogio del Sindaco Bellinzaghi. Un vecchietto, che aveva l'aria di un maestro di scuola o di un bidello, diceva: «è giusto che ad uomini di tal fatta il governo renda giustizia ed onore. Credo bene che a quest'ora l'illustre Sindaco sar

Eppure, sarebbe stato così bello in lui serbarsi fedele alla tomba! L'uomo che si ama ha da essere perfetto. E costa così poco esser tale! Ma non è egli possibile, Dio santo, che un forte amore vi occupi l'anima e vi renda insensibile ad ogni lusinga della vita? E perchè non si potrebbe amare eternamente una persona morta, quando ella, vivente, è stata tutto per voi?

E senz'altre parole, che troppo gli costava il parlare, le porse il passaporto traditore. Oh, bravo! esclamò Teresa; questo , ch'è un regalo che mi piace; e la ringrazio, don Omobono, e Dio le ne renda merito. Guarda, Teresa, un passaporto per andarmene dagli Stati del Papa. Io ritornerò a Fermo, e anche tu ci verrai.

126 e che spinto del regno, in duolo e in lutto viva Agramante misero e mendico: e ch'esso sia che poi gli renda il tutto, e lo riponga nel suo seggio antico, e de la fede sua produca il frutto; e gli faccia veder ch'un vero amico a dritto e a torto esser dovea preposto, se tutto 'l mondo se gli fosse opposto.

«Ciò si renda noto ai miei cittadini di Alessandria»²⁸⁵. ²⁸⁵ Iulian., 488.

CLEMENZIA. Che volete ch'io vi renda? FLAMMINIO. Il mio ragazzo che s'è fuggito in casa tua. CLEMENZIA. In casa mia non vi è servidor nissun vostro; ma bene una serva. FLAMMINIO. Clemenzia, e' non è tempo da muine. Tu mi sei stata sempre amica, ed io a te; tu m'hai fatti de' piaceri, ed io a te. Or questa è cosa che troppo importa. CLEMENZIA. Qualche furia d'amor sará questa. Orsú, Flamminio!

Quale è donna di voi che non si pente e non rompe nel cor durezza tanta ch'altrui in vecchiezza poi suol far dolente? Rompete il ghiaccio che d'intorno ammanta i freddi petti; e di pietá s'accenda l'alma, ch'Amor vi faccia lieta e santa. Ma veggio che convien che altra via prenda; ché 'l predicar fra duri sassi e tigre non è possibil che mai frutto renda. Alme gentil, non siate al ben far pigre.