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Quand'ecco un bel mattino un giornale coraggioso di Firenze rende di pubblica ragione quella lettera, e in tutta Italia si ripete una frase incredibile di essa: facciamo quattrini colle immancabili speculazioni! e tutti i fogli liberali la commentano e lo scandalo si diffonde, si fa colossale, enorme, incredibile, e si chiede ad altissime grida che l'inchiesta parlamentare sia fatta immantinente.

Si veleggiava con buon vento, e i cuori si riaprivano alla speranza; quand'ecco, il 18 ottobre, una terribil fortuna di mare, che mette l'unica nave in pericolo. Se n'esce sani, e torna il mare in bonaccia; ma il giorno appresso, in quella gran calma, e quasi non lavorando le vele, si spezza in quattro l'albero di maestra.

Mi stese la mano, così dicendo, e strinse forte la mia. Era contenta di me; ed io incominciavo ad esser contento di lei, tanto che dimenticavo perfino la storia del povero Leopardi a Recanati. Quand'ecco (il quand'ecco è di rito in questi casi) si sente un fruscio tra i rami bassi delle carpinelle, e un cane mi sbuca di l

Quand'ecco la porta dell'uffizio comunale si aperse; il cursore comparve col berretto di gala in testa e la guardia forestale gli tenne dietro, curva nella sua divisa grigia dagli orli verdi.

Piú e piú continuò temeraria ad accusare la provvidenza di Dio; si percosse il seno, si storse le mani, fino al tramonto del sole, fino all'apparire delle stelle auree per la vòlta del cielo. Quand'ecco, trap trap trap, un calpestio al di fuori come una zampa di destriero; e strepitante nell'armadura smontare agli scalini del verone un cavaliere.

Il vecchio continuava, e ripeteva le parole di quello, che egli sospettava rivale a suo figlio. Questa zia è morta da due anni: ma Carolina non ne ebbe mai contezza: quand'ecco che alcuni giorni fa viene chiamata ad un convento; trova un frate forestiere, che le annunzia la morte di quella donna, e le rimette molto danaro, moltissimo danaro, dicendole che le era stato lasciato dalla zia gi

Quand'ecco a un tratto smacchiar di lontano un bianco cervo con corna di sedici palchi. Il conte raddoppiò il fiato alla cornetta, e piú veloci accorsero d'ogni parte cavalieri e pedoni. Ed ecco, or di dietro or dinanzi, or l'uno or l'altro de' seguaci stramazzare tramortito sul terreno per la gran furia. Stramazza pure, stramazza, al diavolo!

Con ira gli occhi sovra Carlo affise, Ed esecrando zelator gli parve. A liberarne il mondo si decise, E certo il proprio scampo gli trasparve; Allo scoppiar dell'avventata morte Ratto balzar fidava oltre le porte. Salmi sciogliendo il Presul benedetto, Quel nobil verso di Davìd dicea: «Non si turbi, tremi ora il mio pettoQuand'ecco sfolgorar la canna rea.

Quand'ecco la porta si spalancò e su la soglia presentossi un giovane alto, nerboruto, dai baffetti neri e dalle uose di pelle che gli salivano al ginocchio. Una fanciulla rotonda e sorridente lo accompagnava; le sue scarpe erano coperte di neve ed un lungo scialle avvolgeva il suo busto grazioso, ricco, pieno di vita. Erano Fermo e la sposa.

Quand'ecco Vittorio in un lampo prende un sasso e lo scaglia con tutta la sua forza sulla testa del cane, il quale, quantunque mezzo tramortito dal colpo, si volge furente contro Vittorio, mentre i Guerini infuriati non sapendo nulla del cane, gridavano voltandosi verso di noi: Chi è quel villano che getta sassi?