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Aggiornato: 12 luglio 2025


Al pronunziare che fece questa sentenza, un leggerissimo moto lo trasse a sollevare gli occhi da terra, e.... non sarebbe questa una illusione della sua mente di fuoco?... No.... una forma leggiadra più che fantasia può immaginare, e poesia descrivere, gli stava dinanzi.

Non capisco; vi prego di parlare più forte dissi, mettendo le mani attorno alla bocca per raccogliere il suono della voce. Mi fu risposto coi soliti picchi. Insistei, pregando: Parlate più forte! Tutt'a un colpo, quasi la parete si fosse miracolosamente assottigliata, rimasi stupito di sentir pronunziare con voce debole, lenta, ma chiara: Questa sera non posso più. Domani, alla stessa ora!

"Stefano parlava ancora ed a Senio, frattanto, passavano delle ombre negli occhi; un sudore freddo gli invadeva le tempie; tentò due o tre volte di pronunziare qualche parola, ma non vi riuscì. Il suo bel volto rivelava le torture di una lotta interna superiore alle sue forze.

⁸⁰ Il vocabolo navì in ebraico non corrisponde sempre all’idea che esprime la parola profeta (ossia colui che predice l’avvenire) con cui viene tradotto in italiano. Questo vocabolo deriva dalla radice niv che vale articolazione, parlare, pronunziare; motivo per cui il titolo di navì veniva applicato indifferentemente tanto ai profeti decisamente tali nello stretto senso della parola, ossia quegli uomini che per inspirazione divina preannunziavano il futuro, quanto ai poeti, agli oratori e ai pubblici parlatori. Dippiù troviamo che questo epiteto viene dato indifferentemente tanto a quegli animi eletti per dottrina e per piet

E frattanto, vedi incoerenza dello spirito umano! Una volta che Re Ferdinando recossi a visitare il chiostro di Monreale, quei monaci, dopo avergli chiesto la mitra come l’avevano i canonici della Collegiata del Crocifisso, altra grazia non seppero domandargli se non quella di poter pronunziare voti solenni prima del ventunesimo anno! Il Re avr

Le ultime parole ch'ella potè pronunziare jeri mattina furono queste: E Maria non verr

L'Albani entrò, col cappello in mano; si avvicinò rapidamente al cavalletto, e dato uno sguardo alla pittura, disse: Bellissimo, perfetto, meraviglioso, sublime. Nel pronunziare questa progressione di aggettivi ammirativi, la sua voce non era salita di un tono. Con maggiore espressione si sarebbe detto: Buon giorno, ti saluto; stai bene?

"Sucido paese!" esclamò senz'altro preambolo, guardandosi intorno come se volesse pronunziare un discorso. "Non sta volentieri in Spagna?" gli domandai. "In Spagna? Io? Scusi: gli è lo stesso come se mi domandasse: Sta volontieri lei in galera?" "Ma perchè?"

Spiatelo soprattutto, quando deve pronunziare la parola milione o milionario. Egli si esalta, alza il tuono della voce, si gonfia le gote, e quei vocaboli, come gente in festa, ti suonano all'orecchio preceduti da trombe e tamburi e seguiti da una fanfara di punti di esclamazione e di ammirazione.

L'ultima volta che il De Amicis parlò in pubblico fu il 20 marzo 1898, per pronunziare la commemorazione, pur essa qui stampata, di Felice Cavallotti, al teatro Nazionale di Torino; teatro popolare, riboccante quel giorno, ricordo bene, del popolo più misto che si potesse vedere, e che l'oratore sollevò tutto nel consenso e nell'ammirazione irresistibilmente.

Parola Del Giorno

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