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Aggiornato: 9 giugno 2025
Ed ecco a un ch’era da nostra proda, s’avventò un serpente che ’l trafisse l
e l’occhio riposato intorno mossi, dritto levato, e fiso riguardai per conoscer lo loco dov’ io fossi. Vero è che ’n su la proda mi trovai de la valle d’abisso dolorosa che ’ntrono accoglie d’infiniti guai. Oscura e profonda era e nebulosa tanto che, per ficcar lo viso a fondo, io non vi discernea alcuna cosa.
53 Rimedio a questo il buon nocchier ritruova, che commanda gittar per poppa spere, e caluma la gomona, e fa pruova di duo terzi del corso ritenere. Questo consiglio, e più l'augurio giova di chi avea acceso in proda le lumiere: questo il legno salvò che peria forse, e fe' ch'in alto mar sicuro corse.
39 Nascono casi, e non saprei dir quanti: una muore, una parte senza coda, un'altra non si può muover davanti, e 'l deretano indarno aggira e snoda; un'altra, ch'ebbe più propizi i santi, striscia fra l'erbe, e va serpendo a proda. Il colpo orribil fu, ma non mirando, poi che lo fece il valoroso Orlando. 41 Poi li trascina fuor de la spelonca, dove facea grande ombra un vecchio sorbo.
che, ben che da la proda veggia il fondo, in pelago nol vede; e nondimeno èli, ma cela lui l’esser profondo. Lume non è, se non vien dal sereno che non si turba mai; anzi è tenèbra od ombra de la carne o suo veleno. Assai t’è mo aperta la latebra che t’ascondeva la giustizia viva, di che facei question cotanto crebra;
Draghignazzo anco i volle dar di piglio giuso a le gambe; onde ’l decurio loro si volse intorno intorno con mal piglio. Quand’ elli un poco rappaciati fuoro, a lui, ch’ancor mirava sua ferita, domandò ’l duca mio sanza dimoro: «Chi fu colui da cui mala partita di’ che facesti per venire a proda?». Ed ei rispuose: «Fu frate Gomita,
così forando l’aura grossa e scura, più e più appressando ver’ la sponda, fuggiemi errore e cresciemi paura; però che, come su la cerchia tonda Montereggion di torri si corona, così la proda che ’l pozzo circonda torreggiavan di mezza la persona li orribili giganti, cui minaccia Giove del cielo ancora quando tuona.
Bisognava vederlo, il nostro serafino, seduto sulla proda del fosso col suo ginocchio piegato, l'albo sul ginocchio e la matita in aria. Il soggetto dei suoi disegni era malinconico. Per la prima volta in sua vita, Adelindo Ruzzani adoperava la matita a copiare gli scheletri. Ma che cosa non si farebbe per l'amore della scienza?
cosi` forando l'aura grossa e scura, piu` e piu` appressando ver' la sponda, fuggiemi errore e cresciemi paura; pero` che come su la cerchia tonda Montereggion di torri si corona, cosi` la proda che 'l pozzo circonda torreggiavan di mezza la persona li orribili giganti, cui minaccia Giove del cielo ancora quando tuona.
Ed elli a me: «Avante che la proda ti si lasci veder, tu sarai sazio: di tal disïo convien che tu goda». Dopo ciò poco vid’ io quello strazio far di costui a le fangose genti, che Dio ancor ne lodo e ne ringrazio. Tutti gridavano: «A Filippo Argenti!»; e ’l fiorentino spirito bizzarro in sé medesmo si volvea co’ denti.
Parola Del Giorno
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