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PRUDENZIO. Fa' ch'io non te l'abbia a ripilogare un'altra volta. Vieni meco. MALFATTO. E dove volete ch'io venga, adesso che vuol piovere? PRUDENZIO. E tu lassa piovere. MALFATTO. Be', , voi lo dite perché avete le scarpe sane: ma ché non me prestate le vostre, voi, a me e pigliateve le mie? PRUDENZIO. Tu vai optando ch'io non comperi l'altre nove.

Vi ho detto, interruppe la duchessa, perchè tal duello mi getterebbe nella disperazione.... Speravo vi persuadeste delle mie ragioni, ma poichè non mi prestate fede, poichè sempre di me dubitate.... morrò!... Credeva darvi una prova di fedelt

Da lungo tempo la buona famiglia non aveva riveduto il signor Lorenzo, l'unico suo protettore e amico. Sulle prime non aveva sentito il vecchio soldato tutto il peso della perdita di Vittore; e le cure prestate agli orfani del suo commilitone, e un resto di fierezza del suo cuor da veterano gli avevano medicata per qualche mese la ferita. Ma l'abitudine di tutta la vita, ma il vedersi sparire d'intorno a uno a uno i pochi avanzi della gloria dell'Imperatore, coloro coi quali aveva sfidata e vinta la morte le mille volte, i suoi compagni di guerra, i suoi amici, che usava chiamare uomini d'uno stampo perduto; e quel trovarsi tutti i solo, sconosciuto, l'ultimo di quegli eroi che portavano scritto nella solcata fronte e nelle ferite del petto i grandi fatti del loro tempo; tutto ciò metteva nell'anima di Lorenzo una sdegnosa tristezza: e questa lo vinceva fattamente da tenerlo ancora lontano da que' soli i quali ancora sapevano far che qualche sorriso diradasse la sua seriet

In que' sei mesi si eran maneggiate meglio che 36 mille once, ritratte da varie partite, tra le quali sono notevoli: once 10,175 di tasse straordinarie, once 16,319 per decime pagate dal papa e da mercatanti lucchesi, once 500 prestate del suo dal cardinal Gherardo, once 695 da mercatanti romani a usura, che sono per l'argento impegnato come nel docum.

Al rumore che fecero le ruote sulla sabbia, uscì dalla casa don Andreino Lulli, a cui il trambusto di quella sciagurata spedizione, l'affanno di molte ore di ansia, la paura e le cure prestate al paziente durante la terribile operazione non avevano fatto perdere la contenance.

Rispondi: che cosa ne hai fatto? Prima di tutto.... ho prestate quindici lire a un amico. LA SIGNORA. Ah! benissimo. La signora non ha pelliccia, ma il signore, presta quindici lire a un amico. La moglie non ha mai un palco, ma il signore presta quindici lire a un amico.

»Prestate pur fede alla duchessa; lasciate che Federico di Chiarofonte, o il cavaliere dell'Isola, come più vi piacer

, ad una vita vituperata, d'infamia e di disonore. Deh, fate ch'io non vi supplichi invano, lasciatemi libera, rendetemi a mio padre. Non troncate l'agonia del misero vecchio se non volete che la sua maledizione vi rombi fatale eternamente sul capo. Rendetemi a lui, noi vi benediremo, voi avrete due cuori che quotidianamente si rivolgeranno a Dio invocando su di voi il tesoro della sua infinita misericordia. Ma non capite che vi prestate al più iniquo tradimento, che un perfido vi brama complice di tale infamia che marchio indelebile lascer

Sono alla cassa di risparmio, sopra un libretto col suo nome. Dio! Dio! Fosse vero!... balbettò il malato, più per le zie, sa, che per me! Era proprio vero: Nora aveva confidato al Casalbara delle ventimila lire prestate dal Laner, e il duca, dopo parecchi giorni, era riuscito a procurarle, e d'accordo con Nora, erano state messe sopra un libretto nominale, intestato al Laner.

Ad una serie di Notizie de’ letterati, con estratti e giudizi delle opere più pregevoli del tempo si eran prestate le stampe del Rapetti; ma dopo un anno non c’eran più. La medesima sorte incontrò il Giornale Ecclesiastico di Salv. M. Di Blasi, il quale venne componendovi una «Scelta di vari opuscoli appartenenti agli studi sacri», estratti dal giornale dell’abate Dinouart.