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Aggiornato: 8 giugno 2025
Non so cosa gridai, cosa feci; non so perchè anch'io non fui trafitto dal crocifisso-pugnale: ciocchè vi posso dire si è ch'io ripresi i sensi, quando la mia bocca si posò sulle labbra della mia donna. »Io tenni un pezzo la mia destra sul polso di lei, non un battito! non un segno di vita!... di quella vita per cui avrei dato mille volte la mia!
Di nuovo ella sentì stringersi il polso; sentì ch'egli tentava di attirarla a sè, gli vide una strana fiamma nella pupilla, e n'ebbe terrore.
Vediamo, siamo stati savi?... Leonardo.... si sono fatte poche ciancie? Si sono evitate le commozioni troppo forti?... Ad ogni domanda. Leonardo ed Ernesta facevano di sì col capo come due scolari che vogliono farla al signor maestro. Sentiamo il polso.... abbastanza regolare. I complici, respirarono liberamente; il momento difficile era passato.
Il polso e il braccio sul piccon si strazia, cedon le fibre all’ìmprobo lavoro. Quando il terren sar
Vedendo gli occhi aperti di Valeria egli le fece un cenno amichevole col capo e disse: Bene, bene. Un po' di pazienza. Valeria gli sorrise; ma sentendo che la sua bocca non si muoveva, gli ammiccò cogli occhi; e la faccia rossa le rispose con espressione amichevole. Qualcuno le teneva il polso; e per un po' tutto fu silenzio. Ah! ancora quel dolore, quello spaventoso, lancinante dolore.
Il dottore Agenore mandò via con un cenno Bortolo, e come fu solo con Ernesta, volle prenderle la mano, che la bella divincolò dolcemente; allora egli si fe' presso all'infermo, gli toccò il polso e lo chiamò sommessamente a nome: Leonardo! Ernesta si appoggiò allo schienale del seggiolone e si tirò indietro come per nascondersi. Leonardo! ripetè Agenore, ma non ebbe risposta.
Di villa egli è, ma il capo non gli frulla, ne sa quanto un Macope ad una cura, perché l'arte sapea di non far nulla e di lasciar l'imbroglio alla natura. Tocca il polso, l'orina vuol vedere, e poi dice: Ha la febbre il cavaliere. Diman verrò, vederem, penseremo; non mangi, e beva generosamente. Marfisa al suo partir diceva: Fremo; costui è un asin risolutamente.
La bella inferma si era addormentata, e la lieve respirazione, il battito regolare del polso, sebbene assai debole, facevano testimonianza del buon effetto delle frizioni aromatiche e della pozione corroborante che aveva bevuto poco prima. Egli stette a contemplarla un tratto, al fioco chiarore del lumino da notte, posato sulla lastra marmorea del tavolino, accanto alla cortina del capezzale.
È l'alba del sesto giorno, poche ore ancora!... Silenzio. Venne l'ora sospirata, venne il dottore, e dietro a lui, frettoloso per timore d'essere in ritardo, Agenore. Fu data un po' di luce alla camera, poi il dottore fece a voce alta alcune interrogazioni all'infermo, gli toccò il polso. Tutto andava benissimo.
Ed era agonia! noi più miseri di tutti gli altri che senza illusioni interrogavamo i segni crescenti del male e numeravamo i battiti del polso alla grande morente, nè potevamo sclamare: la libert
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