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Aggiornato: 18 maggio 2025
Gabriele con Falco e Messer Tanaglia andavano di buon passo sulla strada che costeggiando il lago correva dritta verso il Porto del Castello, presso il quale era l'entrata comune alla fortezza. S'incontravano per quella via gran numero di persone, ed erano soldati, barcaiuoli, contadini e contadine con canestri e provvigioni di pollami, di granaglie, di frutti che recavansi al Castello, o da questo ne venivano per varie bisogna al borgo di Musso. Vedevansi pure gli abitanti d'altri paesi guidando bestie con alte some venire a mercanteggiare in quella Terra, ch'era allora la Capitale della costiera; miravansi altresì ricchi signori che vi si conducevano a diporto montati sovra cavalli doviziosamente bardati, su varii de' quali sedevano in groppa donne o fanciulle strette in abiti eleganti alla foggia dei tempi: fra mezzo a questi camminava alcun viandante e pellegrino costretto a battere quella strada onde evitare le vessazioni del viaggio per barca: e siccome l'opposta sponda e tutte le alture dei monti erano occupate da vedette e da guardie, e difese dalle artiglierie, non rimaneva alcun libero passaggio per chiunque avesse d'uopo oltrepassar Musso, sì movendo verso l'Alpi che procedendo alla volta di Como, fuorchè quella strada medesima praticata sulla riva. Passava questa a piedi del Castello sotto un lungo arco di massicce mura che formava una gran porta detta la Porta di Musso, la quale appoggiava il suo fianco sinistro (guardandola dalla banda di Musso) all'ultimo baluardo del Castello, ed il destro alla muraglia del porto, per cui la strada correva per lungo spazio tanto al di qua che al di l
Il parco diventava sempre più rigoglioso, abbellito di nuove piantagioni di alberi e di arbusti ornamentali, le macchie si arricchivano di fiori elegantissimi, l’orto aveva degli erbaggi stupendi, e il cortile sorvegliato dalla padrona di casa era popolato di numerosi pollami, d’anitre, tacchini e colombi.
LARDONE. Come posso partirmi, se queste porchette infilzate mi tengono incatenato, né posso distaccar la vista da questi salami, pollami? lasciatemi far un altro poco l'amore. PEDANTE. Dii talem avèrtite pestem, o sarcofago, o lupus luporum, o asine asinorum! LARDONE. Io asino e tu un bue, siamo bene accoppiati!
I soldati francesi si alzarono tutti d'un salto, ed appostati i fucili, si collocarono dietro le siepi in modo da non esser veduti da lontano. Poco dopo s'avanzarono verso il ponte da venti o trenta carri, due dei quali carichi di polvere e munizioni da guerra, gli altri di pollami, uova, formaggi, vini ed ogni genere di vettovaglie.
LECCARDO. Dunque taccio poiché non ascoltate con allegrezza. DON FLAMINIO. Se non con allegrezza, almeno con pacienza: di' su. LECCARDO.... Io mi accorgo che bugliva una gran caldaia d'acqua per ispiumar i pollami e spelar gli animali; fingendo stuzzicar il fuoco, vi butto dentro le testoline.... DON FLAMINIO. Or lasciamo dentro la caldaia il ragionamento di ciò.
In men di cinque minuti, i pollami, le uova, i formaggi, i giamboni, i fiaschetti di vino d'Orvieto, tutto fu messo a ruba, e il grosso bottino posto come ornamento delle baionette, del giacò e delle giberne, che mal reggevano all'insolito peso.
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