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Aggiornato: 16 giugno 2025


Sei anni rimase allora l'Italia senza l'imperatore, occupato nelle sue cose germaniche; la lega progredí guari piú. Genova, che avea privilegi assicurati e che non volea concordia ma guerra colla odiata Pisa, non aderí mai; e questa guerra delle due trasse seco quella di Toscana tutta, Lucca, Siena e Pistoia con Genova, Firenze e Prato con Pisa.

Vita bestial mi piacque, non umana Si come a mul ch'io fue; son Vanni Fucci Bestia, e Pistoia mi fu degna tana

Era questi il valoroso cavaliere messer Simone di Filippo Reali di Pistoia. Non appena l’uno l’altro si erano avvicendati il saluto, che il De Reali, al capitano venutogli incontro nella sala del castello di gi

E in altro lo immaginò nella terza sfera insieme a Dante: e nel Trionfo d’Amore lo ricordò con Selvaggia, insieme a Dante e Beatrice, con quei versi che abbiam posto per titolo al principio di questo racconto. Ecco Dante e Beatrice, ecco Selvaggia Ecco Cin da Pistoia; . . . .

Non appena a Firenze s’intese da’ Guelfi che il papa era morto, e che i cardinali erano molto discordi per la nuova elezione; facendo assegnamento sul tempo che, durante il conclave, avrebbero avuto, nel quale sarebber tornati a intraversare i loro disegni; fu allora che stabilirono insieme co’ Lucchesi di portar la guerra a Pistoia, di porvi l’assedio, dipartirsi finchè in poter loro non fosse caduta.

«Di questo tempo intanto avveniva (così è narrato in un’antica pergamena dell’archivio di Sant’Jacopo del Comune di Pistoia) che un tal messer Ceragia notaio di professione, e d’origine siciliano, ritrovandosi nel campo nemico, e ascoltando che dovesse essere fraudolentemente tradita Pistoia da que’ di dentro e data a sacco al nemico; come che fosse divinamente ispirato, entrò sconosciuto nella citt

In Pistoia di questi tempi primi a insorgere e parteggiare con nuovi nomi furono i Cancellieri; sopra gli emuli Panciatichi potenti gi

Di questa catastrofe messer Dardano aveva avuto come un presentimento alcuni mesi prima quando Spinello gli era capitato d'improvviso a Firenze. Il giovine pittore tornava allora da Pistoia, senza aver posto mano agli affreschi, che quei cittadini s'aspettavano con tanto desiderio da lui. Non si sentiva di far niente che avesse garbo; quella bella citt

Ma gli echi di San Giovanni di Pistoia non la avevano recato nessun grido d'angoscia, quando ella aveva profferito il che doveva legarla per sempre. La vittima era immolata; il sacrificio piaceva agli uomini, com'era accolto da Dio. Era naturale che così fosse. Spinello ignorava come sanno ignorare i felici. Non aveva egli dimenticata l'estinta!

Intanto i capitani di Pistoia eran venuti a sapere che con lo stringersi dell’assedio vari cittadini che s’erano ancora arrischiati a uscir di citt

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