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Or mentre in Pistoia avvenivano questi fatti, e i cittadini, fra la fiducia e il timore, ma con fermezza e con ordine, compievano opere di difesa dentro e sopra le mura; il duca Roberto riconosciute per grandi, e più invero di quel che si fossero, le forze dei Pistoiesi, dispose a Prato di rinforzare l’esercito di gente a piede e a cavallo, e di non muoversi altrimenti che con tutti insieme quei della Lega.

Spinello era come tutti gli uomini i quali vivono raccolti in stessi, che non credono conveniente di far violenza amichevole con nessuno, poichè a lor volta non amano di essere oppressi dalla benevolenza altrui. Lasciò che Tuccio di Credi andasse con Dio, e il giorno seguente partì per alla volta di Pistoia.

Nel marzo alla perfine i poveri Pistoiesi, saputo che il cardinal Napoleone Orsini era stato spedito dal papa come paciero in Toscana, e a soccorrer Pistoia; benchè omai Ghibellini com’erano dovesser sentirsi dire che la citt

Tutti ora a Pistoia come a Firenze si dissero Guelfi, ma nel fatto con diverse intenzioni, quelle, cioè, di far risorgere più violenti gli sdegni fra nobili e popolo. Di qui la suddivisione dei Guelfi di Pistoia in Bianchi e in Neri, e questi con propri capi ed insegne. Ma feroci e temibili tanto, che i capisetta bisognò incontanente bandirli a Firenze. I Bianchi, poichè furon vinti, cercarono aiuto col

Comunque fosse, era da credere che Tuccio di Credi, venuto a Pistoia, non avrebbe potuto altrimenti, voluto, cansare l'amico. E Spinello Spinelli lo attese per tutta la sera; lo attese per tutta la mattina seguente; ma invano. Tuccio di Credi non si era fatto vivo con lui; forse, quella stessa mattina egli aveva lasciato Pistoia.

Dall’altro lato il ritorno a Pistoia di loro schiere pensiamo con qual trepidazione era atteso!

Ve l'ho detto, messere, ci eravamo lasciati, prima che egli andasse a Pistoia. Spero che non sar

Erano scorsi più mesi da che la parte dei Bianchi cacciata da Pistoia dopo l’assedio, erasi rifugiata nel fortilizio di Piteccio, e lo scudiero del capitan Vergiolesi, il povero Guidotto, dopo tante traversie si struggeva di tornare una volta anco per brevi momenti, a riveder la sua famiglia a Vergiole. Col

«Vidi. . . . . . . . . . Gente che d’amor givan ragionando. . . . . . . . . Ecco Selvaggia, Ecco Cin da Pistoia

Vita bestial mi piacque e non umana, si` come a mul ch'i' fui; son Vanni Fucci bestia, e Pistoia mi fu degna tana>>. E io al duca: <<Dilli che non mucci, e domanda che colpa qua giu` 'l pinse; ch'io 'l vidi uomo di sangue e di crucci>>. E 'l peccator, che 'ntese, non s'infinse, ma drizzo` verso me l'animo e 'l volto, e di trista vergogna si dipinse;