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Sí come e' giusti vissuti in caritá morendo in dileczione, quando viene l'extremitá della morte, se egli è vissuto perfectamente in virtú illuminato del lume della fede, con l'occhio della fede, con perfecta speranza del sangue de l'Agnello, vegono el bene il quale Io l'ho aparecchiato e con le braccia de l'amore l'abracciano, stregnendo con estrecte d'amore me, sommo e etterno Bene, ne l'ultima extremitá della morte.
Non ho voluto cosí: anco è tanto ordinata e perfecta la caritá loro, che il grande gusta el bene del piccolo, e il piccolo quello del grande. Piccolo, dico, quanto a misura, non che 'l piccolo non sia pieno come il grande, ognuno nel grado suo, sí come in un altro luogo Io ti narrai.
Conciossiacosaché tucto questo è facto da la mia bontá in servizio suo. Da qualunque lato egli si vòlle, e spiritualmente e temporalmente, non truova altro che 'l fuoco e l'abisso della mia caritá con maxima, dolce e perfecta providenzia. Ma egli non vede, perché s'ha tolto el lume e non si dá a vederlo, e però si scandelizza.
Ed essendo mortale, gusta el bene degl'inmortali; ed essendo col peso del corpo, riceve la leggerezza dello spirito. Unde spesse volte il corpo è levato da la terra per la perfecta unione che l'anima ha facta in me, quasi come il corpo grave diventasse leggiero.
Questo parbe che volesse dire Pavolo, dicendo: «Occhio non può vedere, né orecchia udire, né cuore pensare quanto è il dilecto e 'l bene che riceve, e ne l'ultimo è apparecchiato a quelli che in veritá m'amano». Oh quanto è dolce la mansione, dolce sopra ogni dolcezza, con perfecta unione che l'anima ha facta in me, che non ci è in mezzo la volontá de l'anima medesima, perché ella è facta una cosa con meco!
E la substanzia sua temporale pone in utilitá ed in sovenimento del corpo del proximo suo. Questo fa el lume della discrezione che esce della caritá. E di questo v'amuní sancto Pavolo quando disse che la caritá si debba prima muovere da sé; altrimenti non sarebbe utilitá altrui d'utilitá perfecta.
Alora l'affecto si notrica in amore, aprendo la bocca del sancto desiderio, con la quale mangia odio e dispiacimento della propria sensualitá, unta di vera umilitá, con perfecta pazienzia, la quale trasse de l'odio sancto. Concepute le virtú elle si parturiscono perfectamente e imperfectamente, secondo che l'anima exercita la perfeczione in sé, sí come di socto ti dirò.
Perché tucto s'aciecò nel suo vedere, sta in perfectissimo lume: disperandosi di sé, è coronato di fede viva e di perfecta e compíta speranza; gusta vita etterna, privato d'ogni pena e amaritudine affliggitiva. Ogni cosa giudica in bene, perché in tucte giudica la volontá mia, quale vide col lume della fede che Io non volevo altro che la sua sanctificazione, e però è facto paziente.
Dico che non è perfecta questa arra: cioè che l'anima che la gusta non ha ancora la perfeczione che non senta le pene in sé e in altrui. In sé, per l'offesa che fa a me per la legge perversa che è legata nelle membra sue quando vuole impugnare contra lo spirito: in altrui, per l'offesa del proximo.
O per malagevolezza che vi truovino, non il possono dire; però che giá ti dixi che ogni stato era piacevole e accepto a me, purché fusse tenuto con buona e sancta volontá. Perché ogni cosa è buona e perfecta e facta da me, che so' somma bontá: non sonno create né date da me perché con esse pigliate la morte, ma perché n'abbiate vita.
Parola Del Giorno
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