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Aggiornato: 23 giugno 2025


Occhio alla pentola, Bernardo! disse l'ostiere tra . Son genovesi, costoro, o ch'io non so più a quanti è san Biagio. E ad alta voce soggiunse: No, magnifici messeri; ci sono alcuni passi, ma da non farne conto; buoni per menare al pascolo le capre, e nient'altro. Male! sclamò il Picchiasodo, battendo le labbra.

E al su Francesco che s'ha a ricorrere, dissi a Santo appena stabilita la cosa, se si vuole che il tutto vada bene, soggiunse il Carrarella posandogli la mano sull'altro ginocchio. Intanto Sciaverio era ritornato con la pasta, scoprì la pentola, e ve lo lasciò cader dentro: poi prese il mestolo, e rimestò.

Intirizzito dalla brezza pungente che s'era levata al cadere del sole, mi recai in cucina. Mansueta seduta davanti ai tizzoni rimondava delle patate per la minestra e intanto teneva d'occhio la pentola che brontolava in mezzo al camino.

Ma il difficile è appunto questo: farne venir fuori quel tanto che è necessario, in rapporto con gli altri; e pure in quel poco fare intendere tutta l'altra vita che resta dentro! Ah, comodo, se ogni personaggio potesse in un bel monologo, o... senz'altro... in una conferenza venire a scodellare davanti al pubblico tutto quel che gli bolle in pentola!

Mano mano che Graziella cresceva, erano per lei, non solo le carezze e i baci, ma altresì i vestiti più belli, i bocconi più saporiti; in casa i genitori la tenevano come una regina, e appagavano tutti i suoi desiderii, ed essa era capricciosa, volea sempre uscire, andare a divertirsi, e la mamma che non sapeva negarle nulla, la conduceva al passeggio, in riva al mare, a giocare cogli altri ragazzi, e lasciava Carmela sempre a casa, a far bollire la pentola, come Cenerentola.

Lo andava scartabellando con vera soddisfazione, ne scorse l’indice delle materie e trovata la pagina che cercava, cominciò a leggere ad alta voce: «Dopo d’aver legato il cappone si deve metterlo in una pentola dove si trovi in ristretto. Aggiungete acqua, carote, una cipolla con due chiodetti di garofano, una foglia di lauro, sale, e pepe in grano. Due buone ore di cottura a fuoco dolce

La minestra fumante venne in tavola, e il nostro eroe assaggiò la minestra. Era buona, e sarebbe anche stata migliore, se dalla cappa del camino non fosse caduto un po' di fuliggine entro la pentola scoperchiata. Non crediate che il conte Gino la respingesse per così piccolo guaio. L'elegante giovanotto, lo stomaco delicato, che si era gi

Le vie per cui passava si vedevano piene di gente affaccendata, che non faceva calca, ma si spartiva in crocchi, in capannelli, in brigate, che vociavano confusamente, alternando tra loro domande e risposte, facendo atti di maraviglia e d'allegrezza, di sdegno, di sconforto, secondo le opinioni e gli umori, come sempre accade nelle popolari ragunate, quando qualche cosa bolle in pentola, e chi la vuol cotta e chi cruda, e chi si contenta e chi no, ma tutti ad un modo si riscaldano nel giuoco.

Egli cacciava le mani, con un pezzo della tunica di S. Pasquale, nel seno delle donne, di cui il latte non fecondava le glandole deliziose. Egli abbracciava, per mandato del suo patrono, le ragazze che volevano maritarsi nell'anno. Egli benediceva non importa che, dal crocifisso alla pentola della minestra per farla bollire più speditamente. E' dava dei numeri alla lotteria.

Anzi il signor Cesare si meraviglia ch'ella non si sia ancora affacciata sul pianerottolo della scala e non abbia chiamato con la sua voce di pentola fessa: Cesare! Cesare! Bartolommeo, l'inserviente della stazione, passeggia su e giù lungo il marciapiede della strada, portando in mano la lanterna che proietta davanti a una lunga striscia di luce rossa.

Parola Del Giorno

s'alceste

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