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Aggiornato: 1 giugno 2025


Vedete che sciocco son io! gridò mastro Jacopo, interrompendo la cicalata del suo discepolo. Non credo alle alchimie di Tuccio e di Parri, e le tiro in ballo, io, per appiccicare a Spinello la malattia de' suoi compagni. I quali, in fede mia, non sanno nulla di nulla e parlano a vanvera da quei gaglioffi che sono. Perchè, vedi, ragazzo mio, l'arte si guaster

Ottimo Parri! esclamò Spinello, intenerito. Speriamo che la nuova vita vi giovi, e le miti gioie domestiche vi restituiscano a sanit

Nel vostro capriccio, nulla. Della sua pasta può far gnocchi ciascuno. Ma il modo!... Vedete? È il modo, che ci offende. Spinello Spinelli viene da voi con un fascio di tocchi in penna. Bellissime cose, degne di Giotto; lo ammetteremo anche noi, se può farvi piacere. Ma come va che tre mesi dopo la sua venuta a bottega egli passa avanti a Tuccio e a Parri, che sono con voi da tre anni? Come va che egli è gi

Era la prima volta, dopo un anno, che si accennava così direttamente a madonna Fiordalisa, in presenza di Spinello Spinelli. E il modo era ingegnoso, come ispirava l'affetto al mite animo di Parri della Quercia.

, ripigliò mastro Jacopo, rammento una disputa curiosa che è avvenuta tra i miei riveriti scolari. Parri della Quercia sosteneva che il ritratto della mia figliuola era un'impresa difficile, anzi addirittura impossibile, perchè Fiordalisa ci ha un'aria mutevole. Intendeva dire che il suo viso muta aspetto ed espressione ad ogni tratto.

Perchè non avete fatto come loro? Vi avrei consigliati ugualmente. Il Chiacchiera rispose all'argomento con una crollatina di testa. Non si parla di Tuccio, di Parri; diss'egli poscia. Si parla di Spinello Spinelli, del nuovo venuto, del vostro futuro genero. Quello è il vostro beniamino, mastro Jacopo, o ch'io non so più che cosa sia un beniamino.

Se non c'è bisogno d'altro, per entrar nelle grazie di mastro Jacopo, esclamò Cristofano Granacci, glielo facciamo tutti, il ritratto a madonna Fiordalisa. Credete che sia così facile? entrò a dire Parri della Quercia. Perchè no? Che cosa c'è egli di tanto difficile? ribattè il Granacci. Tutto; rispose Parri. -Non avete osservato come ella si muta ad ogni momento?

Sicuramente, rispose Parri della Quercia. La vostra allegrezza è la nostra. Ed è grande, sapete? Così grande che io non la posso contenere; così grande, che ho sempre paura di.... Ma non diciamo sciocchezze. Volevo soltanto farvi intendere che gioia profonda sia quella di possedere chi s'ama, quando si ama.... Come voi amate, ho capito; disse Parri della Quercia, col suo placido viso.

Immaginate voi come si struggessero di rabbia i compagni di Spinello. Escludiamo, per altro, il povero Parri della Quercia, modesto e buon giovane, il quale non si sentiva nato per la grand'arte dell'affresco e si contentava di lavorare a tempera certi trittici, e pale d'altare, che erano commesse a mastro Jacopo da qualche pieve, o da qualche oratorio del contado. L'affresco voleva ardimento d'ingegno, franchezza di mano, sicurezza di giudizio. e tante altre belle qualit

; rispose Parri volgendosi a lui; ma lo ha fatto con una frase più calda. Morrei contento, mi disse, morrei proprio contento, se Spinello mi desse prova d'aver risanato lo spirito. Povero padre! esclamò Spinello, sospirando. Poterlo!

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