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Aggiornato: 17 giugno 2025
DON FLAMINIO. Non vo' risposta ché non ci è tempo: gli effetti rispondino per te. LECCARDO. La notte viene: non mi trattenete, ché è vostro danno; io vo con buona fortuna. DON FLAMINIO. A rivederci. LECCARDO. A riparlarci. MARTEBELLONIO. Non ho lasciato fornai, salcicciai, macellari, osterie e piscatori che non abbia cerco per trovar Leccardo, e non ho avuto ventura di ritrovarlo!...
Il monte Aventino, celebre in antico pei famosi ladroni, che vi annidavano ai tempi della fondazione di Roma, è adesso occupato quasi unicamente da varj conventi di frati. Alle falde di quel colle ameno, stanno diverse osterie, dove si beve un vino delizioso.
La mi dica, sarebbe cosa decente che, per mancanza della locanda, non si potesse alloggiare un cane in paese? È giusto. Ed è il vostro curato che ha messo insegna? Oh! insegna, no; un prete, le pare? E poi che importa l'insegna; quelli che girano il mondo non le mangiano mica le insegne delle osterie, nè vi dormono sopra.
Dalle prigioni l'associazione si estese nelle bettole, nei postriboli, nelle osterie, nell'esercito, nella grande metropoli, e finalmente in tutto il felice regno. Felice! poteva chiamarsi, giacchè con tutti i vizi di cui era incancrenito il suo governo, occupavasi almeno che non morissero di fame i sudditi , occupazione che disturba poco la digestione di coteste cime che governano l'Italia.
Il popolo basso non viaggia punto.... Come possono le osterie esser bene assestate, se esse vengono visitate di rado da viaggiatori, almeno da Siciliani?
Per quel servizio, Fabio Rosati aveva fissato dieci botti, aveva pagato venti individui, e, calmo in apparenza, non dimenticava nulla, e, sopratutto, pensava al principe e mezz'ora per mezz'ora gli spediva qualcuno. Naturalmente la lotta era viva e in qualche momento la bilancia pendeva in favore del de Petriis, qualche altro in favore del principe. Il Governo aveva fatto consigliare ai suoi di votare per il de Petriis, e quel battaglione ubbidiva alla consegna, mentre i partigiani di don Pio, dispersi nelle osterie, dimostravano, al momento dell'elezione, più simpatia per il vino, che pagavano con i denari del principe, che per il principe stesso. Quelle dieci botti non si fermavano un momento, e Fabio, con quei bollettini vari che si succedevano a breve distanza, manteneva il principe in uno stato di continua ansiet
Salgo in una carrozza, e mi lascio condurre al Colosseo. Attraverso la stupenda piazza della Colonna Traiana, piena di gente anch'essa e illuminata; passo per parecchie piccole strade; dappertutto lumi. Guardo nei caffè, nelle osterie: dappertutto soldati e popolani insieme, dappertutto grida di viva Roma e viva il nostro esercito, dappertutto canti, amplessi, grida di gioia, bandiere.
Tanto che giunto verso piazza del Popolo, fu preso, nella mitezza sentimentale della sua debole natura, da un furore di morte. Andò contro un pesante omnibus di albergo che correva, per farsi arrotare: ma il cocchiere lo schivò bestemmiando, gridando. A quell'ora, in quella giornata umida e triste di marzo, fuori porta del Popolo non vi era quasi nessuno: e quella crescente solitudine lo calmò un poco, mentre si metteva per il fangoso marciapiede che per la via Flaminia, lungo i colli Parioli, porta a Ponte Molle. Nessuno nel piccolo caffè dove si fermano i cocchieri da nolo e i carrettieri; nessuno, nelle piccole osterie che pullulano ogni cinque passi, sino alla met
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