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Aggiornato: 29 giugno 2025
SENNIA. Per farti proprio tristo come dici. LALIO. O Dio, che volete che dica? SENNIA. Non t'ho lasciato con Eugenio e Olimpia nella camera? LALIO. Sí, ma poi me ne uscii fuora. SENNIA. Perché ne uscisti? LALIO. Perché viddi.... SENNIA. Che vedesti? LALIO. Nulla. SENNIA. Prima dici che vedesti e poi dici nulla. Non posso cavarti di bocca una parola di questo fatto.
Alle dieci e 35, lieta, giubilante del tiro fatto alla cuginetta dalla testa di bambola, ripartiva per Bellagio e con lei Olimpia, il cuoco ed i canarini. In cui si leggono i caratteri dell'amabile cuginetta.
Tutto oramai si riduceva a questo: far sapere all'amabile cuginetta che l'amplesso rudimentale, di cui ella era stata vittima, portava un altro indirizzo, che apparteneva come provento d'ufficio alla cameriera, ad Olimpia, e che era un innocente amplesso reo di questa unica colpa, di essere stato dato in salotto e non in anticamera.
Come fa a trovarsi nell'albo quel ritratto? Ma!... Quando furono giunti all'ultima pagina, Leonardo stette immobile come per evocare nel buio le sembianze di tanta gente nota, finchè Olimpia venne a chiamare la signora per causa della minestrina del signore. Bisogna sapere che le minestrine andavano soggette alla revisione di Ernesta, senza di che non potevano ristorare l'organismo del signore.
Qui il Manzoni sembra certamente voler fare qualche allusione personale. È evidente ch'egli lascia rivolger la parola a Pindaro, perchè gli parrebbe cosa troppo vana ed orgogliosa obbligar le Muse a discendere dall'Olimpo per lui e augurargli di regnar solo in Olimpia. Se così è, noi dobbiamo riconoscere in questa giovine quercia olimpica, che un giorno regner
MASTICA. Per che cosa? perché ho fatto forse collazione? LAMPRIDIO. Che collazione? Perché puoi trattare e ragionar con Olimpia e vederla quanto ti piace. MASTICA. Dieci di queste beatitudini le venderei per un bicchier di vino. ... Poi quando alla sfuggita mi potea parlare, diceva: Mastica, sai tu novella di Lampridio mio? e finiva le parole che le portavano l'anima in sino a' denti....
SENNIA. Vive e si sta maritata in Salerno molto ricca. LAMPRIDIO. Eunèmone suo fratello come vive? SENNIA. Son dieci anni che si morio. LAMPRIDIO. Duolmi di non poterlo veder vivo. Ditemi, mia sorella Olimpia è maritata? SENNIA. L'abbiamo giá per maritata e questa sera abbiamo destinata alle sue nozze: aremo doppia allegrezza.
Che cosa le potevano interessare le Olimpiadi? Così disse con un sorriso ambiguo , è perchè anch'io mi chiamo Olimpia. Allora io cominciai a raccontare. Ella deve sapere, signora dissi che nell'anno 776 avanti Cristo, cioè 23 anni prima del 753, anno della fondazione di Roma... A queste mie parole la signora strabiliò, e inarcò le grandi ciglia.
MASTICA. Scostiamci di qui, che non siam visti ragionare insieme. LAMPRIDIO. Eccomi. MASTICA. Sappi che quando la vecchia mandò a chiamare Olimpia da Salerno, la voleva maritare con un certo capitano sciagurato....
LAMPRIDIO. Poiché non è maritata fin adesso, lasciate che ancor io ne abbi la parte della fatica: me ne informerò di costui, poi informerò bene mia sorella del tutto. OLIMPIA. Mi contento che mio fratello facci di me ciò che gli piace.
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